Torna a crescere il numero dei kaki, uccelli amati dai Maori e fra i più rari al mondo

Nel 1981 erano appena una ventina e destinati all’estinzione. Oggi, grazie a buone politiche di conservazione, si avviano verso i duecento esemplari

 

di GIACOMO TALIGNANI
Lunga vita al cavaliere nero. Quarant’anni fa, nel cuore della Nuova Zelanda, erano rimasti appena poco più di una ventina di kaki. Così è chiamato dai maori il black stilt, o anche detto ‘cavaliere nero’, l’uccello Himantopus novaezelandiae considerato uno dei più rari e minacciati al mondo. Da quei pochi esemplari adulti però, grazie a una serie di progetti visionari e avviati con lungimiranza, oggi l’uccello “sacro” dei maori neozelandesi sta tornando a riprodursi, aumenta di numero, e combatte con maggiore resilienza per non scomparire.

Da qualche settimana il Kaki Recovery Programme, che unisce organizzazioni come Te Manahuna Aoraki e Global Wildlife Conservation (GWC) nel tentativo di preservare il futuro di questi uccelli, ha annunciato dati incoraggianti sul cavaliere nero: l’ultimo conteggio mostra un aumento del 31% degli animali.

Nel 1981 si contavano appena venti esemplari, oggi ci sono invece 169 kaki (nel 2019 erano 132), il numero più alto mai registrato nelle ultime quattro decadi. Il black stilt, nel corso degli anni, ha subito una grande perdita di habitat e sofferto per l’invasione di predatori come gatti selvatici, roditori e altri animali alieni. E’ un uccello endemico della Nuova Zelanda che vive nel centro-sud dell’Isola ed è considerato dalle popolazioni maori come “prezioso”, un sacro tesoro vivente, di “taonga” dicono.
Secondo i dati annunciati, oltre alla speranza per ulteriori nidiate che potrebbero portare a una sessantina di nuovi pulcini e in futuro a superare i duecento esemplari, sembra che nel bacino del Mackenzie, tra Tekapo e Twizel, l’uccello stia trovando un habitat ideale per la riproduzione. Il programma di ripopolamento e conservazione sta avendo successo grazie allo sforzo (anche economico) avviato diverso tempo fa dal gruppo ambientalista Te Manahuna Aoraki che ha portato avanti politiche per la riproduzione  e conservazione di questo animale considerato fra i più rari al mondo. Gli uccelli si sono riprodotti con l’aiuto dei biologi e degli esperti del centro, e vengono solitamente rilasciati in natura dopo nove mesi.

“L’annuncio dell’aumento di esemplari è un omaggio a quasi quattro decenni di protezione, ricerca e gestione intensiva. I kaki hanno avuto un notevole incremento da quando erano sull’orlo dell’estinzione nel 1981 e la popolazione adulta era a un minimo di soli 23 uccelli” ha spiegato Eugenie Sage, ministro per la Conservazione neozelandese.
Anche Wes Sechrest, capo scienziato e ceo di GWC, loda lo sforzo portato avanti: “L’impegno della Nuova Zelanda di invertire la tendenza al declino e all’estinzione delle specie autoctone dimostra la leadership nella conservazione della biodiversità” ha dichiarato.

Al momento il Doc, dipartimento della conservazione neozelandese, sta curando 116 pulcini e 11 kaki adulti. Cifre che aumentano la speranza per un futuro roseo del cavaliere nero. “Con questi sforzi impressionanti – chiosa Sechrest del GWC – speriamo davvero di vedere i kaki in natura uscire dall’orlo dell’estinzione”.

1° luglio 2020 
(Fonte La Repubblica)