Tevere, la bella sorpresa sulle sponde del fiume: tornano i castori (mancavano dal 1500)

Gli esperti: “I roditori portano grandi benefici all’habitat”

Sarà che la manutenzione dei corsi d’acqua negli ultimi anni è più assidua, che determinate specie di erbacce e piante fastidiose per i roditori non crescono più e che i castori sono stati riportati da queste parti anche in maniera non del tutto da manuale. Mancavano dal lontanissimo 1.500 ma ora sono tornati a popolare la Valle Tiberina e non solo: i castori hanno iniziato a “frequentare” il fiume Tevere all’altezza dei Comuni tra Capena, Morlupo, Nazzano, Torrita Tiberina fino all’area reatina, ai confini con l’alto Lazio. A Rieti, in Valtiberina hanno addirittura costruito una diga. I carabinieri forestali monitorano la situazione. I segni della loro presenza sono inequivocabili: legno e corteccia divorati dal “castor fiber”, il roditore più grande d’Europa, che sembra aver riconquistato alcuni ambienti fluviali italiani ed essersi ormai insediato nelle acque del fiume laziale e comunque nell’Italia Centrale vicino ai bei borghi che animano la provincia. Nella dieta dei castori sono state identificate più di 300 specie di piante diverse. In inverno, quando la vegetazione è in pausa, il Castoro si ciba principalmente di cortecce e germogli di alberi e arbusti, con una preferenza per i legni morbidi come Salici e Pioppi. E l’hinterland a Nord della Capitale ne è ricco.

A distanza di un anno dal primo avvistamento nell’area di Sansepolcro, arriva ora l’ulteriore conferma della stabilizzazione di nuclei dell’animale, intercettati con le fototrappole nelle aree naturali del Parco. Ad individuarli sono stati i tecnici dell’Anbi, l’associazione nazionale dei consorzi di bonifica impegnati nell’attività di monitoraggio dei corsi d’acqua per la prevenzione del rischio idraulico e tutela delle acque irrigue: «Questo animale – dice Massimo Gargano direttore generale Anbi – viene considerato dagli esperti un ingegnere ecosistemico, perché può modificare sensibilmente l’ambiente, in cui vive».

Fernando, barcaiolo ne ha visti un paio: «Il castoro è massiccio – dice – e le sue zampe posteriori sono palmate. Va sott’acqua senza molti problemi. Abbattendo gli alberi per mangiare, usa poi il legno, senza corteccia, per costruire dighe e anche tane, di solito le prime vengono create in estate».

Confermando le nuove sensibilità presenti nei Consorzi di bonifica, in Valtiberina si è alla ricerca di una pacifica convivenza con i nuovi ospiti, mantenendo un giusto equilibrio tra sicurezza idraulica e conservazione della biodiversità. Il castoro europeo è un mammifero semi acquatico, quasi scomparso in Europa, a causa di una caccia indiscriminata soprattutto per le pellicce ed è inserito tra le specie protette, indicate dalla Direttiva comunitaria Habitat. A fine novembre 2018, a seguito di numerose verifiche e avvistamenti di cacciatori e ambientalisti, viene confermata la presenza del castoro nel comune di Tarvisio, in Friuli-Venezia Giulia. Ciò segna il ritorno, dopo quattrocento anni, della specie in Italia, senza interventi da parte dell’uomo. L’esemplare molto probabilmente è rientrato in Italia dalla vicina Austria, dove è già presente stabilmente. Recentemente è stato avvistato un esemplare in Alto Adige. A luglio 2021 è stata confermata la presenza di alcuni esemplari anche in Toscana, nelle province di Arezzo, Grosseto e Siena; la timida ricomparsa anche nel Lazio è con tutta probabilità frutto di rilasci in natura non autorizzati. Nel 2022 è stata segnalata la prima diga italiana nella Valtiberina. Ora muove i primi passi nel Lazio.

di Chiara Rai

09 Febbraio 2023

(Fonte IL MESSAGGERO di Roma)