Poffy, il terranova dal sangue «unico» che può salvare tutti

Poffy è un terranova di quattro anni, pesa 60 chili e ha una particolarità: è un donatore di sangue. Il suo padrone Lorenzo Catania, 26enne di Quaderni, all’incirca due anni fa, ad un raduno di terranova a Padova si è imbattuto in un banchetto informativo dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, avvicinandosi così al mondo dei cani donatori. I veterinari del centro infatti, dal 2013, si occupano di reclutare cani idonei per creare una banca del sangue a cui attingere per le trasfusioni d’emergenza. Per questo motivo vengono fatte valutazioni e screening sanitari, ma non solo. Sono infatti necessarie anche delle caratteristiche fisiche: il peso (almeno 25 chili) e l’età (almeno due anni di vita). Se il quattro zampe supera i test preliminari entra nell’elenco; proprio come per gli esseri umani.

«Questo comporta molti vantaggi, uno su tutti: i controlli che sistematicamente gli vengono fatti. Una volta, prima della donazione abbiamo scoperto che Poffy aveva un piccolo problema, poi per fortuna risolto. Se non fosse stato per questo tipo di esame non mi sarei mai accorto», racconta Catania. «Sulle analisi, infatti, quando ci sono dei valori fuori dai limiti a fianco c’è un asterisco», specifica. Poffy, da quando ha superato la prima visita dona periodicamente e, avendo un gruppo sanguigno Dea1 negativo, è un cosiddetto donatore universale.

L’Istituto regionale per fare i prelievi si appoggia alle strutture del canile sanitario di Verona, in via Campo Marzo. Nel veronese infatti questo tipo di pratica non è ancora molto diffusa, essendo solo dieci i cani donatori iscritti nel registro. Marta Vascellari, veterinario dirigente del laboratorio di istopatologia dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, spiega il funzionamento della banca del sangue: «Tutte le sacche di sangue sono sottoposte ad approfonditi controlli e vengono poi conservate, fino al loro utilizzo, nei nostri frigoriferi. Alla banca possono accedere i veterinari oppure gli stessi proprietari dei cani».

Nei casi di emergenza, grazie al badge che viene rilasciato dall’istituto, è possibile recarsi agli sportelli aperti 24ore su 24 per prelevare le sacche necessarie alla trasfusione. Gli sportelli si trovano a Padova e a Treviso, mentre Verona sotto questo punto di vista non è ancora attrezzata. «Senza questa possibilità», prosegue Vascellari, «la trasfusione può essere fatta dal veterinario stesso che in molti casi ha dei cani controllati a cui prelevare il sangue. Tuttavia può succedere che venga utilizzato quello di cani che invece non lo sono perché la situazione d’emergenza non consente una verifica approfondita: è un rischio sia per il donatore che per il ricevente». Questo è il punto forte dell’istituto: una certezza assoluta dello stato di salute del cane a cui è stato fatto il prelievo.

La veterinaria spiega come la richiesta di sangue sia sempre maggiore. Nel 2013 le sacche distribuite erano state 80, mentre quest’anno sono già 300 e le domande arrivano da tutto il Veneto, ma non solo. Le motivazioni per cui i donatori non sono ancora molti, secondo Vascellari, sono essenzialmente due: la paura dei padroni che il cane possa soffrire durante il prelievo e l’affaticamento che esso comporta. Al contrario la veterinaria spiega: «Non c’è uno stress significativo per l’animale e nemmeno dolore». Dello stesso avviso anche il padrone di Poffy: «L’unica sua preoccupazione è l’altezza del tavolo dove viene messo per la donazione di sangue, nemmeno si accorge dell’ago. Poi, una volta usciti dall’ambulatorio (l’operazione dura pochi minuti e viene rasata una piccola porzione di pelo sul collo) andiamo a mangiare il gelato sempre nello stesso posto. La proprietaria ormai ci conosce, sa che il mio cane ha appena donato e ce lo regala». (fonte Ansa)