Nella sua ultima opera, Custode di cuori, la zoologa Mia Canestrini parla dell’oggetto delle sue ricerche in forma di racconto per ragazzi. “Da decenni gli animali vivono in città ma finché non c’è stato il lockdown non ce ne siamo accorti”
Nel suo nuovo libro, Custode di cuori, in uscita il 15 marzo con ElectaJunior edizioni, attraverso “l’amicizia fra un ragazzo e un lupo nero” prova a descrivere un mondo diverso da quello attuale, dove gli animali – magari come percepito durante il primo lockdown della pandemia – si riappropriano degli spazi urbani e la convivenza fra umani e predatori è possibile. Talmente tanto che c’è uno scambio reciproco di vantaggi e conoscenze, sino al punto che la salvaguardia della biodiversità non è più soltanto utopia.
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Dopo “La ragazza dei lupi”, come è nato questo nuovo libro?
“È figlio della pandemia. L’idea mi è nata nel primo lockdown in cui mi ha intrigato il tam tam mediatico degli animali avvistati in città. Da decenni gli animali sono presenti persino nelle metropoli, però le persone finché non si sono fermate e chiuse in casa non se ne sono accorte: così ho cominciato a immaginare come sarebbe un mondo, magari notturno, popolato da animali che vivono le città”.
E anche il lupo è sempre più vicino alle città?
“Da anni i lupi frequentano sempre di più le periferie urbane, anche in Italia non è raro vederli a ridosso delle case. Sono animali curiosi, opportunisti dal punto di vista alimentare. È sempre l’animale che fa più paura, che viene descritto in modo allarmistico quando trovato vicino ai centri urbani, a volte in maniera esagerata dato che nell’immaginario collettivo il lupo ti mangia: in realtà questo predatore non considera affatto l’uomo una preda e non è particolarmente interessato a noi. Questo pensiero andrebbe cambiato in nome di una convivenza possibile”
Una convivenza come l’amicizia che racconti fra un lupo e un ragazzo?
“Più che una amicizia forse è un rapporto sottile. Nel libro c’è un contatto continuo fra protagonista e animali mentre attraversa in una notte la città. Il lupo è una sorta di guida, come nelle tradizioni dei nativi d’America o negli animali totem dell’Asia: grazie al lupo il ragazzo imparerà delle cose e ritroverà la via di casa con qualcosa in più. Provo a dare due messaggi: uno ecologico, in cui spiego che gli animali ormai vivono nelle città e lo fanno perché lì ci sono risorse e più chance per sopravvivere. In alcuni casi si spostano perché, a causa della crisi climatica, avanza la desertificazione e la carenza di acqua e le città ormai sono ecosistemi a tutti gli effetti. Il secondo messaggio è personale, sul ritrovarsi, dato che il protagonista vive una situazione difficile in famiglia e decide di andarsene per poi tornare a casa con un cuore nuovo”.
A chi rivolgi il messaggio del tuo racconto?
“Il libro è pensato per bambini e ragazzi, ma spero che possa essere interessante anche per gli adulti. Ho scelto di parlare ai più piccoli di un lupo nero. Ce ne sono ancora tanti nel mondo, quelli melanici, proprio neri, e quelli che hanno ereditato nel tempo questa colorazione da una mutazione probabilmente derivante da un cane. Il lupo nero è diventato nella narrazione quello cattivo, brutto: ma dal mio punto di vista però è tutto il contrario e per questo, dal buio alla luce, il lupo diventa protagonista nel libro”.
Ad oggi in Italia come stanno le popolazioni di questi animali?
“Le popolazioni di lupi in tutta Italia sono in aumento lento ma costante, è un buon segnale. Le stime ufficiali sono previste a fine primavera, ma posso dire che siamo tra i 2000 e 2500 lupi. Rimane il problema dell’ibridazione con i cani randagi: questi incroci crescono e i lupi stanno perdendo parte del loro patrimonio genetico. Per conservare la biodiversità bisognerebbe impedire questi incroci, ma è complesso. Chiaramente sarebbe importante, in zone di lupi, tentare di gestire i cani selvatici. Resta comunque l’aspetto positivo di ripresa delle popolazioni di lupi italiani grazie alle politiche di conservazione”.
Alla fine del tuo libro c’è un messaggio da cogliere?
“Ce ne sono tanti e anche il finale per certi versi è aperto per stimolare più cuori e pensieri. Spero solo che, ora più che mai in questo momento in cui il Pianeta è sempre più in difficoltà, possiamo tutti imparare a fare un passo indietro per prenderci finalmente cura di quello che abbiamo intorno”.
di Giacomo Talignani
12 Marzo 2022
(Fonte LA REPUBBLICA| GREEN&BLUE)