Nella prigione più grande (e difficile) del Cile i gatti sono i migliori amici dei detenuti: “A volte sei depresso e loro lo capiscono”

Il più grande carcere del Cile non ospita solo detenuti e agenti penitenziari. C’è qualcuno che è arrivato prima della maggior parte di loro, ossia i gatti. Loro sono arrivati per dare la caccia ai topi, ma in realtà più che cacciatori di roditori presto sono diventati compagni per chi in quel luogo è costretto a rimanerci per lungo termine anche in condizioni non facili: uno studio della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Diego Portales del 2006 sulle condizioni carcerarie ha dimostrato che i servizi carcerari, come l’assistenza sanitaria, rimangono al di sotto degli standard. Il cibo carcerario soddisfa i bisogni nutrizionali minimi e i detenuti possono integrare la loro dieta acquistando cibo. Quelli con fondi sufficienti spesso possono “affittare” spazio in un’ala migliore della prigione.

Conosciuto come “la Penna”, il penitenziario principale di Santiago, aperto 180 anni fa, è un luogo dove gli uomini vivono nelle celle e i gatti vagano liberi di muoversi ovunque. A loro il New York Times ha dedicato un lungo reportage dove i detenuti hanno raccontato il rapporto speciale con i felini: circa 300 gatti della prigione che in qualche maniera cambiano le giornate dei 5.600 residenti umani.

Come per Carlos Nunez, condannato a 14 anni per furto con scasso, che ha stretto amicizia con Feita, un soriano di due anni: “Un gatto ti porta a preoccuparsi di lui, gli dai da mangiare, ti prende cura di lui, gli dai un’attenzione speciale – racconta al giornale statunitense – . Quando eravamo fuori e liberi, non lo abbiamo mai fatto. L’abbiamo scoperto qui”.

Il più grande carcere del Cile non ospita solo detenuti e agenti penitenziari. C’è qualcuno che è arrivato prima della maggior parte di loro, ossia i gatti. Loro sono arrivati per dare la caccia ai topi, ma in realtà più che cacciatori di roditori presto sono diventati compagni per chi in quel luogo è costretto a rimanerci per lungo termine anche in condizioni non facili: uno studio della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Diego Portales del 2006 sulle condizioni carcerarie ha dimostrato che i servizi carcerari, come l’assistenza sanitaria, rimangono al di sotto degli standard. Il cibo carcerario soddisfa i bisogni nutrizionali minimi e i detenuti possono integrare la loro dieta acquistando cibo. Quelli con fondi sufficienti spesso possono “affittare” spazio in un’ala migliore della prigione.

“A volte sei depresso ed è come se lei sentisse che sei un po’ giù”, ha detto Reinaldo Rodriguez parlando di Chillona, un gatto nero ormai amato dai nove detenuti presenti in un’unica cella. Rodriguez, 48 anni, dovrà rimanere in prigione fino al 2031 ma con quel micio le giornate sono un po’ meno pesanti: “Lei viene e si incolla a te. Toccherà il mio viso con il suo”.

02 Gennaio 2024

(Fonte LA STAMPA| LaZampa)