La tutela dell’ambiente in Costituzione include anche i diritti animali: nessuna esagerazione

Un anno fa il nostro Parlamento ha finalmente aggiunto la tutela dell’ambiente anche nell’interesse delle future generazioni ai diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione. Nessuno se ne è ricordato, con la sola eccezione della Fondazione Univerde, che ha promosso un importante evento in Senato affollato da molti giovani, i quali hanno richiesto a gran voce l’attuazione del dettato costituzionale approvato un anno fa. E, in quella sede, si è anche sottolineato che la riforma non riguarda solo l’ambiente in senso stretto ma estende la sua tutela anche ai diritti degli animali, pur se lo fa indirettamente, rinviando espressamente alla legge ordinaria.

Emblematico, a questo proposito, è il caso deciso dalla Cassazione alcuni anni fa (ne ho già parlato su questo blog) in cui si era accertato che alcuni cani erano tenuti “all’interno di un recinto, muniti di un collare anti-abbaio, produttivo di sofferenze e permanentemente funzionante”; caso giustamente oggetto di condanna penale in quanto, ai fini del reato di maltrattamento di animali, “non è necessaria la volontà del soggetto agente di infierire sull’animale, né che quest’ultimo subisca delle lesioni. Integra, pertanto, il reato di cui all’art. 727, Co. 2, c.p. l’utilizzo del collare c.d. anti-abbaio, che provoca al cane scosse o altri impulsi elettrici tramite comando a distanza, poiché concretizza una forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sull’integrità psicofisica dell’animale”.L’unica nota negativa, a mio sommesso avviso, è l’entità della pena, che di solito si risolve con un migliaio di euro. Forse, ora che anche la Costituzione si è ricordata degli animali, sarebbe il caso di passare all’arresto per chi li fa soffrire.

di Gianfranco Amendola (Ex magistrato, esperto in normativa ambientale)

19 Febbraio 2023

(Fonte IL FATTO QUOTIDIANO)