La caccia ai cinghiali in città cancella un secolo di conservazione italiana

L’INTERVENTO
“Così si annullano  gli sforzi di tanti scienziati, politici e cittadini italiani che hanno creduto in un Paese in cui l’uomo e la natura potessero convivere, diventando un esempio per il resto del mondo”
L’emendamento che autorizza la caccia in città e nelle aree protette rischia di annullare un secolo di progressi della biologia della conservazione nella nostra penisola. Annulla gli sforzi di tanti scienziati, politici e cittadini italiani che hanno creduto in un Paese in cui l’uomo e la natura potessero convivere, diventando un esempio per il resto del mondo.
Permettere di sparare a un animale selvatico proprio dove dovrebbe essere più protetto, o nei luoghi frequentati dall’uomo, adducendo motivazioni alquanto arbitrarie, è una scelta del tutto sbagliata perché danneggia un già lento e difficile processo di riconoscimento del valore esistenziale del singolo essere vivente e di ciò che rappresenta in quanto selvatico in un mondo sempre più antropizzato e addomesticato.

La possibilità di cacciare un animale nei centri abitati causerà molte vittime accidentali anche tra gli esseri umani e la possibilità di eccezioni ai divieti di attività venatorie nelle aree protette incrementerà il bracconaggio, nonché la delegittimazione dei parchi nazionali e regionali. Si tratta solo di un bel regalo di Natale alle associazioni venatorie che, però, può ancora essere fermato se la manovra, che dovrà essere riapprovata, sarà corretta con l’eliminazione di questa assurda deregulation alla tutela della natura. La maggioranza degli italiani è chiaramente contraria a simili proposte e questo governo non può e non deve ignorarlo”.

22 Dicembre 2022

(Fonte LA REPUBBLICA| GREEN&BLUE)

*Professore di Biologia della Conservazione all’Università di Bologna e board member della sezione europea e membro fondatore della sezione italiana della Società di Conservazione Biologica