«Il colloquio Alessandro De Guelmi
“L’orso M49 è un animale meraviglioso. Mi sono trovato a mezzo metro da lui, separato da una grata di ferro. Lui mi fiutava, io lo osservavo per valutare il suo peso e la sua salute. Pesava 129 chili, aveva il respiro profondo, il pelo lucido, i denti e le unghie forti, le zampe nere e possenti. In qualche modo l’ho amato”. Alessandro De Guelmi, 66 anni, veterinario in pensione da novembre, conosce bene gli orsi dei boschi del Trentino. Li segue dal 1999, quando sono stati reintrodotti dalla Slovenia. Per cinque anni, dal 2014 fino al giorno della pensione, è stato il responsabile del loro benessere. La storia dell’orso M49 (che lui ha catturato due volte) è famosa, ma merita di essere riassunta. L’animale che ha cinque anni, si è fatto notare nel 2018 con attacchi al bestiame e alle malghe, è stato catturato nel 2019 e poi ancora nell’aprile di quest’anno, e rinchiuso nei recinti del Castellèr. Entrambe le volte è riuscito a fuggire. Da qualche giorno si è sfilato il radiocollare che consentiva ai Forestali di seguirlo a distanza.
“Ho scelto questo mestiere per amore, sto partendo per la Lapponia svedese dove, fino a Natale, mi occuperò di orsi, alci e lupi di una riserva naturale – spiega Alessandro – “So che gli orsi hanno una forza straordinaria e possono essere molto pericolosi per l’uomo. Vanno gestiti con estrema attenzione”. In cinque anni, De Guglielmi ha diretto 18 actture di orsi, sempre di notte. “Gli animali entrano in una trappola, vengono addormentati e muniti di radiocollare. Sono momenti delicati, se si sbaglia la dose l’orso ci può lasciare la pelle. E sono momenti che creano un legame – continua – pochi mesi dopo la prima cattura, durante un’escursione, grazie al radiocollare ho scoperto che l’orso mi aveva fiutato, e ha seguito la mia traccia per due notti”.
Oggi la questione degli orsi è al centro del dibattito politico in Trentino. La sorte degli animali che si avvicinano all’uomo, è stata più volte discussa tra Maurizio Fugatti, presidente della Provincia Autonoma di Trento, e il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “Credo che per discutere del futuro degli orsi si debba partire dal fatto che la loro presenza è straordinaria. Siamo stati bravi, in Trentino, a farli tornare, ora abbiamo una responsabilità importante” continua il dottor De Guelmi. “Certo 100 orsi nel nostro territorio sono molti, bisognerebbe spostare qualche femmina in età fertile nelle regioni vicine, dalla Lombardia fino al Veneto ed al Friuli. Il progetto LIFE-Ursus proponeva di riportare la specie su tutte le Alpi italiane, non solo in Trentino.
Le camminate sulle tracce degli orsi, le notti di appostamento accanto alle trappole, gli interventi a stretto contatto con gli animali hanno dato ad Alessandro De Guelmi una straordinaria conoscenza della specie. E’ lui, meglio di tanti altri, a poter dire se percorrere i boschi dell’Adamello e del Brenta può essere pericoloso. “Camminare nelle foreste dell’orso è sicuro, ed è un privilegio. Sappiano di non essere i padroni, di dover rispettare la natura. Se lo incontriamo dobbiamo allontanarci lentamente, senza spaventarlo. In rari casi, le femmine con i piccoli possono fare dei falsi attacchi, magari conclusi da una zampata o da un morso, Se volessero uccidere lo farebbero in un secondo” spiega De Guelmi.
Poi il suo pensiero torna a M49. “Gasper, l’orso più grosso del Trentino, non è mai entrato in una malga. M49 lo ha fatto perché qualcuno aveva lasciato un secchio di latte all’esterno, e lui ha associato gli edifici dell’uomo al cibo. Non ha colpe, e non ha mai attaccato persone” racconta. Una cosa di cui si parla raramente, ma che De Guelmi sa bene, è che abbiamo ancora molto da coprire sugli orsi. “Un paio di inverni fa, grazie al radiocollare, abbiamo scoperto che uno di loro, nonostante i tre metri di neve, si è spostato in Lombardia. E poi, in 4 ore, ha scavalcato l’Adamello tornando al punto di partenza”.
Certo, se un orso diventa pericoloso per l’uomo, i protocolli d’intesa prevedono la sua eliminazione. “Sono un uomo di scienza, e su questo punto non ho dubbi” ammette Alessandro De Guelmi. “Ma penso che rinchiudere gli orsi nelle aree faunistiche sia una tipica ipocrisia italiana. Nel resto del mondo non lo fa nessuno. I recinti costano milioni di euro, un orso nato libero e rinchiuso soffre in maniera spaventosa, e dev’essere drogato pesantemente e castrato. Se M49 diventerà davvero pericoloso, credo che non debba ricevere anni di prigionia che non merita. Meglio un colpo di fucile, e una morte dignitosa nei suoi boschi”.
di Stefano Ardito
28 Agosto 2020
(Fonte IL MESSAGGERO – Cronache)