Il maltrattamento di cavalli ed asinelli in Romania è tristemente noto. Ma grazie a Save the Dogs, un orfanello caduto in un fossato avrà un futuro felice
Si chiama benaltrismo, ed è la malattia del nostro tempo, o una delle. Ho fatto di tutto, per Milo, nei primi sei mesi di vita, quando i gattini sono più reattivi a integratori e farmaci. E mentre lo facevo, mentre mi svegliavo di notte con l’angoscia che potesse morire, tanta gente si preoccupava di dirmi, «Ma è solo un gatto». «È solo un gatto», disse una volta, con disapprovazione, una cliente impicciona in farmacia. «Con tutti i bambini che soffrono la fame in Africa…» Per inciso, tutti quelli che dicono così, per i bambini che soffrono la fame, in Africa o altrove, non hanno mai mosso mezzo dito.
Sara è Sara Turetta, ex pubblicitaria che all’inizio degli anni Duemila, sconvolta dal massacro dei cani randagi in Romania, ha lasciato il lavoro per fondare Save the Dogs, onlus che oggi conta 50 dipendenti e partner in sette Paesi europei. Per aver dedicato la sua vita agli animali, nel 2012, Sara, che oggi vive tra Milano e Bucarest, è diventata Cavaliere della Stella d’Italia.
Il randagismo è una piaga in molti paesi dell’Est e del Sud d’Europa, legato soprattutto a povertà, degrado sociale e cultura animalista inesistente. Ma la Romania in particolare ha, per maltrattamenti ed abbandoni, ha delle situazioni più drammatiche d’Europa, da quando, negli anni Ottanta, la decisione del dittatore Ceausescu di urbanizzare la popolazione che viveva nelle campagne portò all’abbandono, in poco tempo, di migliaia e migliaia di cani. Non molto è cambiato dal 2001. I cani vengono uccisi in grandi numeri nei canili lager delle città romene con metodi non verificabili. Spesso, muoiono di fame e di malattie prima del 14esimo giorno di vita. E il numero di cani di strada è ancora elevatissimo. Nel centro Footprints of Joy di Save the Dogs, sette ettari sulle colline vicino Cernavoda (Costanza), aperto nel 2008, ci sono un rifugio che ospita centinaia di cani, un gattile, una clinica veterinaria con moltissimi animali in degenza, un rifugio per asinelli e una casa per cavalli abbandonati o maltrattati.
Il maltrattamento di cavalli ed asinelli dall’Europa al Medioriente è tristemente noto. Recentemente, dopo le proteste, una legge a Santorini ha stabilito condizioni di vita più accettabili per gli asini-taxi, costretti a caricarsi sulla schiena turisti di qualunque peso. A Kabul, Nowzad, la onlus di Pen Farthing che aiuta i soldati ad adottare i randagi del luogo, compagni di vita nella guerra, ha un programma di assistenza per gli asinelli e i cavalli, costretti a lavorare in condizioni di assoluta precarietà. Altrettanto difficile è la situazione in Romania, dove trovare un maniscalco è quasi impossibile, e i contadini non hanno non solo i soldi per gli zoccoli ma neanche per far sverminare i cavalli. Come Nowzad, Save the Dogs ha da tempo un programma di outreachche assiste gratuitamente gli asinelli e i cavalli della zona. Tra il 2015 e il 2017 ha effettuato quasi 600 visite a domicilio per cavalli e asini da lavoro.
Uno dei nuovi arrivi, al centro, è invece il puledrino Gregor. Trovato nel villaggio di Cumpana, in una delle regioni più povere della Romania. «Era caduto in un fossato», racconta Sara, «ma un contadino è riuscito ad avvertirci. Ci ha messo quattro giorni, perché in questi villaggi non c’è Internet, ma per noi è già straordinario che ci abbia chiamati, perché spesso questi animali vengono lasciati morire di stenti».
In quella zona, spiega Sara, vive una grande comunità Rom, la stessa che commercia in carne di cavallo, soprattutto con l’Italia, primo importatore europeo di cavalli per consumo alimentare dalla Romania. Nei primi nove mesi del 2017, informa Save the Dogs, la Romania ha esportato cavalli e asini da carne per oltre 2 milioni di euro: oltre mille tonnellate tra carcasse e animali vivi, ammassati e assetati nel lungo tragitto su ruota per arrivare anche da noi. Perché la loro carne costa pochissimo: i commercianti pagano i pastori tra 40 e 50 euro per un asino, la cui carne, mescolata a quelle più costose, finisce spesso nei ragù e negli hamburger. Il più importante macello di cavalli in Romania è di proprietà italiana, fattura molti milioni di euro l’anno e tra il 2016 e il 2017 ha macellato 10.000 animali.
A parte i Rom, però, i romeni non mangiano i cavalli: li usano come animali da traino. Nelle zone rurali, è infatti il principale mezzo di trasporto. Così, subito dopo la nascita i puledrini vengono legati alla mamma che trascina il carretto: il povero Gregor (che porta il nome del volontario tedesco di Save the Dogs che l’ha salvato) non è probabilmente riuscito a tenere il passo: è caduto e il “padrone” l’ha lasciato lì. Immaginate lo strazio del puledrino che non riusciva a uscire dal fosso e vedeva la sua mamma allontanarsi. Immaginate lo strazio della mamma. E il pastore, sordo a tutto questo.
Quando i volontari di Save the Dogs sono accorsi in auto e l’hanno caricato sul sedile posteriore della macchina, l’orfanello Gregor aveva solo due settimane di vita, era molto disidratato e pieno di escoriazioni per la caduta nel fossato. Miracolosamente, perché i puledrini a quell’età sono fragilissimi, si è ripreso. Si è attaccato subito al biberon, viene allattato ogni quattro ore ed è diventato la mascotte della struttura. Negli stessi giorni, poi, al rifugio è nato anche un asinello, e Gregor ha un compagno di giochi. Anche se si crede un cagnolino, e segue dappertutto lo staff di Save the Dogs.
Il futuro di Gregor è all’interno di Footprints of Joy, dove ci sono stalle e grandi spazi per ospitare questi animali per la vita. Mentre infatti Save the Dogs ha vari programmi di adozione con l’estero per cani e gatti, i costi per adottare un cavallo sarebbero altissimi. Ma grazie a Sara e ai volontari e professionisti della struttura, quello di Gregor sarà un futuro felice.