INCHIESTA
Ondate di caldo insopportabile, incendi devastanti e maxi grandinate. Gli scienziati concordano: questi scenari apocalittici sono l’effetto dell’aumento delle temperature e delle emissioni di anidride carbonica. Per rimediare ci restano solo 16 mesi
Il pianeta Terra sta male. Brucia. Dalla Siberia al Canada fino all’Ovest degli Stati Uniti. E poi ancora Italia, Grecia, Turchia. Incendi sempre più intensi stanno divorando tutto quello che trovano sul loro cammino con una violenza senza precedenti: nel 2021 sono stati distrutti 3 milioni di ettari di foreste (solo in Italia sono più di 110 mila, il quadruplo rispetto agli ettari arsi, in media, ogni anno dal 2008 al 2020), per un totale di 2,2 miliardi di alberi, con una conseguente immediata immissione in atmosfera di 1.5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, pari al 4,2% delle emissioni globali del 2020. Si calcola che il danno ambientale diretto legato all’aumento dell’anidride carbonica causato dalle fiamme sia di circa 154 miliardi di euro. A questi dati si aggiunge il numero degli animali che hanno perso la vita negli incendi: Antonino Morabito responsabile per la fauna di Legambiente, parla di 20-24 milioni di animali selvatici. A fare da contraltare al fuoco ci sono le alluvioni, gli allagamenti, le bombe d’acqua e la grandine gigante che nelle scorse settimane hanno interessato ad esempio il Nord Italia. Ma il risultato è sempre lo stesso: uno scenario inquietante e senza precedenti che dovrebbe metterci tutti in allarme.
COSA DICONO GLI SCIENZIATI
Il Sesto rapporto sui cambiamenti climatici pubblicato dall’Ipcc, l’ente intergovernativo delle Nazioni Unite, mostra un quadro davvero drammatico e per la prima volta usa termini come “inevitabile” e “irreversibile”: le inondazioni sono sempre più improvvise e violente, le ondate di calore insopportabili, lo scioglimento dei ghiacci in Artico inarrestabile, l’acidificazione degli oceani inesorabile e gli incendi devastanti. Il pianeta è in “codice rosso”: si prevedono fino a +5° di febbre per la Terra. I risultati del rapporto dell’Ipcc, secondo l’ex segretario esecutivo della Convenzione Onu sul cambiamento climatico Christiana Fiugueres, sono “l’ennesimo campanello d’allarme, come se non ne avessimo avuti abbastanza”. “Il livello di riscaldamento attuale, creato dall’uomo, resterà con noi a lungo, a meno che non si trovino soluzioni tecnologiche per assorbire i gas serra che abbiamo già emesso nell’atmosfera”, ha spiegato al Corriere della Sera la climatologa Claudia Tebaldi. Il nuovo rapporto dell’Onu sul clima disegna una prospettiva allarmante anche per l’Italia: la temperatura nelle regioni meridionali potrebbe salire di 2 gradi e la pioggia ridursi del 20% se il riscaldamento globale dovesse raggiungere 1,5 gradi in più dell’epoca pre-industriale. Se dovesse invece toccare 4 gradi in più, le piogge sulla Sicilia rischierebbero di subire un tracollo vicino al 40%. “Il Mediterraneo è un’area molto delicata perché si trova al confine tra le aree tropicali e quelle delle medie latitudini”, ha aggiunta a La Repubblica Antonio Navarra, presidente della Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici, che ricorda la necessità di rimuovere i gas serra e, soprattutto l’anidride carbonica dall’atmosfera, principale causa dei cambiamenti climatici: “l’entità del cambiamento dipenderà dalla CO2 che continueremo a immettere nell’atmosfera e dall’innalzamento della temperatura media della Terra”. Ma c’è un ma: il pianeta si è già riscaldato e continuerà a farlo. Di quanto dipenderà dalle emissioni di CO2 dei prossimi 60 anni. Restare con le mani in mano non si può più. Lo ha precisato anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: “Ci sono scenari contenuti nel rapporto secondo cui, se riusciamo a rispettare una certa quantità di emissioni di gas climalteranti nei tempi previsti dagli accordi di Parigi, potremo tenere sotto controllo l’incremento di temperatura. Ecco perchè è importante lavorare in questa decade per non far crescere il riscaldamento oltre il tetto di 1,5 gradi. Da qui al 2030 siamo chiamati a un cambiamento epocale”.
VERSO 16 MESI CRUCIALI
Secondo Ener2Crowd.com, la prima piattaforma italiana di raccolta fondi ambientale ed energetica, per trasformare le nostre abitudini distruttive in un aiuto prezioso al risanamento delle condizioni ambientali e salvare il pianeta, abbiamo a disposizione solo 16 mesi. La deadline è fissata al 31 dicembre 2022. “Certo il mondo non può essere guarito in poco più di un anno, ma se non interveniamo subito già entro il 2022 sarà fatalmente ferito”, sottolineano gli esperti della piattaforma, che lanciano un ulteriore allarme: se non ci muoviamo in fretta 13 luoghi rischiano di scomparire: tra questi c’è anche Venezia, che potrebbe venir inghiottita dal mare.
di Silvia Tironi
31 Agosto 2021
(Fonte Settimanale n.35 DIVA E DONNA )