La difesa della struttura: ormai sono troppi
«Il Parco nazionale del Circeo non mantiene gli impegni e decide di assegnare anche ad aziende venatorie e alimentari i daini che catturerà nella foresta demaniale nell’ambito del il Piano gestionale di controllo del daino». L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ricorda che circa un anno fa il Consiglio direttivo dell’ente aveva ribadito che avrebbe attuato «tutte le possibilità, non cruente e senza sparo, iscritte a vario titolo nel Piano per raggiungere l’obiettivo della diminuzione della popolazione di questa specie per ridurre la pressione sul territorio: spostamenti interni ed esterni, verifica su efficacia di sperimentazione farmaci immunocontraccettivi condivisa con organi competenti». E invece, sottolinea l’organizzazione, sono stati pubblicati sul sito web del Parco tre bandi per la cessione di alcuni esemplari. Gli animali che verranno catturati saranno ceduti rispettivamente ad aziende agri-turistico-venatorie dove si pratica la caccia, ad allevamenti a scopo alimentare, e a proprietari di recinti che abbiano le caratteristiche idonee per ospitare gli esemplari a scopo ‘ornamentale’.
«Questi bandi rinnegano le promesse di contenere la popolazione dei daini del Circeo in maniera incruenta – commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto – Dopo aver garantito che avrebbe sperimentato una campagna di sterilizzazione, il Parco manda al macello gli esemplari prevedendone la cessione anche ad aziende faunistiche venatorie o ad allevamenti a scopo alimentare. Siamo basiti per questa decisione che contraddice le garanzie date un anno fa».
L’Oipa lancia un appello per i daini che abitano la Foresta Demaniale del Circeo, dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera tutelata dall’Unesco: l’Ente Parco rispetti le sue iniziali intenzioni di tutelare la fauna che contraddistingue il suo prezioso territorio: sperimenti la sterilizzazione, annulli di due bandi che destina a una tragica fine gli esemplari catturati e lasci in vigore solo quello che concede loro la salvezza da parte di privati che ne rispetteranno la vita.
La difesa del Parco: ormai sono troppi
«Il problema principale è la densità della popolazione in rapporto all’estensione territoriale, con tutti i danni conseguenti in termini di tutela della biodiversità e di rischi per l’uomo (incidenti e agricoltura). Una specie “importata” e in soprannumero In questo Parco, il daino non è una specie autoctona: è stato introdotto nel ’53 nell’ambito di programmi di allevamento della selvaggina da ripopolamento che venivano svolti dall’ex Azienda di Stato delle Foreste Demaniali – si legge sul sito del Parco – . Gli animali erano all’interno di un recinto, ma poi sono fuggiti dando origine alla popolazione che oggi si trova nei boschi. La densità complessiva – i dati raccolti nel piano fanno riferimento al 2015 – nel Parco del Circeo è di 42 daini ogni 100 ettari, mentre la capacità portante dell’ambiente, secondo la letteratura scientifica citata, è di 15-20 capi per ettaro».
Da li secondo i responsabili del parco il sovrappopolamento di questi animali causa diversi problemi: «Per quanto riguarda la tutela della biodiversità, sono stati riscontrati danni alla vegetazione, specie fra le piante giovani (brucatura e scortecciamento): in determinate condizioni, laddove la densità è davvero elevata, gli animali arrivano a cibarsi anche di piante solitamente ritenute per loro poco appetibili. C’è poi da tenere conto degli impatti sull’agricoltura e sull’incidentalità lungo le strade, anche se fortunatamente i numeri relativi a questi ultimi sono limitati (tra il 2008 e il 2015 il numero di eventi oscilla tra 5 e 2). La sterilizzazione è stata ritenuta non applicabile nel caso della popolazione del daino nel Parco per due motivi: la necessità di somministrare direttamente e in modo ripetuto il farmaco (si dovrebbe ricatturare più volte lo stesso animale) e gli effetti sull’uso dei contraccettivi – si legge nel piano – sono molto diluiti nel tempo nelle popolazioni di cervidi poiché sono caratterizzati da una durata della vita piuttosto lunga. L’intervento più idoneo, in origine, era stato ritenuto da chi ha scritto la relazione quello della rimozione completa della specie, ma poi sono state valutati i possibili «processi di conflitto a livello sociale» che tale decisione avrebbe potuto generare. Si è optato quindi per il controllo della popolazione attraverso il prelievo di alcuni esemplari; le percentuali di cattura nel corso degli anni diminuiranno in base anche ai risultati ottenuti».
Dal Parco, in una nota, affermano a chiare lettere che «non è prevista e mai sarà prevista una mattanza di daini e nessun cacciatore o sele-controllore sparerà mai dentro l’area protetta».