I pappagalli hanno becchi più grandi, le ali dei pipistrelli sono cresciute dell’1%. Secondo un nuovo studio australiano, il riscaldamento climatico sta contribuendo ad alterare forma e dimensioni degli animali. Catullo (WWF): «Non abbassare la guardia»
I pappagalli australiani hanno oggi il becco più grande rispetto ai loro antenati oltre un secolo fa. Le ali dei pipistrelli sono cresciute dell’1 per cento dagli anni ‘50. E ai toporagni si è allungata la coda. Non si tratta, però, degli unici animali ad aver cambiato forma e dimensione nel corso dei decenni. Il motivo? Fa più caldo e gli animali si adattano. L’aumento delle temperature medie globali sta influenzando — infatti — non solo le loro abitudini comportamentali o alimentari, ma anche la loro «fisicità».
Un team di scienziati, guidato dalla ricercatrice Sara Ryding della Deakin University, in Australia, ha dimostrato che diverse specie a sangue caldo stanno mutando la loro fisiologia per poter sopravvivere agli eventi più estremi. A cambiare — come si legge nella ricerca pubblicata sulla rivista Trends in Ecology & Evolution — sono in particolare becchi, zampe e orecchie di uccelli, ma anche «appendici» di alcuni mammiferi, che diventano più grandi per meglio regolare la dispersione del calore (qui lo studio completo). Tra gli esemplari studiati ci sono, ad esempio, i pappagalli australiani, nei quali è stato osservato un aumento delle dimensioni del becco tra il 4 e il 10 per cento rispetto al 1870. Stesso discorso per gli juncos dagli occhi scuri, gli storni (sturnus vulgaris) e i «simpatici» cacatua gang-gang, contraddistinti da una buffa e soffice cresta di colore rosso nei maschi, e grigia nelle femmine. E ancora, il toporagno cinereus (o «mascherato»), diffuso in Alaska, Canada e Stati Uniti settentrionali, ha fatto osservare una crescita di coda e zampe. Senza dimenticare esempi più comuni: in topi e conigli selvatici è stato osservato un ingrossamento delle orecchie; in maiali e topi quello delle code.
Come per l’uomo, anche per gli animali il controllo della temperatura corporea rappresenta un aspetto fondamentale per garantire salute e benessere. «Il cambiamento climatico è ormai uno dei temi più discussi nei media a livello globale. Se gli animali non riuscissero a regolare il loro fisico al clima, potrebbero non sopravvivere», ha spiegato Ryding intervistata dal Guardian . Oltre a comprendere l’impatto sull’umanità, dobbiamo quindi «capire quali siano le conseguenze delle temperature più elevate su ecosistemi e fauna. Se da una parte alcuni animali si stanno evolvendo, altri — avverte — sono destinati a sparire. I prossimi studi faranno uso della scansione 3D sui fossili conservati nei musei, risalenti agli ultimi 100 anni», nella speranza di ottenere risultati più dettagliati.
Molte specie si sono già estinte negli ultimi decenni, altre si stanno spostando in reazione ai cambiamenti ambientali: «Diversi uccelli migratori per esempio arrivano nelle aree di riproduzione quando gli insetti di cui si nutrono hanno già svolto parte del loro ciclo vitale, e gli orsi polari si spostano alla ricerca di territori ghiacciati», chiarisce Gianluca Catullo, biologo, responsabile dell’ufficio specie e habitat del WWF Italia. «Stupisce — però — osservare come alcune variazioni dei corpi degli animali siano anche già visibili ai nostri occhi. Un fenomeno che conferma la plasticità biologica degli animali, che si esprime a diversi livelli: da quello genomico a quello comportamentale, e descrive la capacità di un “sistema” di cambiare stato in risposta a stimoli esterni». Quello che «non sappiamo — conclude Catullo — è se tutte le specie avranno la stessa capacità di adattamento e non possiamo stabilire quali abbiano poi effettivamente sviluppato gli strumenti adatti alla sopravvivenza. Non dobbiamo, quindi, abbassare la guardia perché rischiamo di perdere quantità di animali elevate».
di Silvia Morosi
08 Settembre 2021
(Fonte IL CORRIERE DELLA SERA \ Animalia)