Getta il cane di suo figlio dal 7° piano. Ma nessuno lo denuncia e lui nega.

di Giulio De Santis

 

 

Pietro Sorrenti è sospettato di aver ucciso il cucciolo del figlio della sua compagna dopo una lite in famiglia. Ma nessuno parla: l’uomo sostiene di non essere stato lui ma non si può indagare perché il reato di maltrattamenti su animali è procedibile solo a querela. L’unico testimone avrebbe ritrattato

L’omicidio di Lilly, il Jack Russels lanciato da una finestra del 7°piano lo scorso 18 aprile in via Garcia Lorca, zona Fonte Ostiense, rimane impunito. Almeno per il momento. Pietro Sorrenti, l’uomo sospettato di aver scaraventato il cane del figlio della sua compagna in strada, al termine di una lite in famiglia, è stato condannato a un anno e otto mesi ma con accuse distinte dalla brutale morte del cagnolino. Le contestazioni al 44enne sono: resistenza, lesioni e danneggiamento. L’omicidio del cucciolo è una tragedia che ha provocato i pianti disperati del ragazzo e ha suscitato l’indignazione generale.

Il reato è procedibile solo su querela

Ma Sorrenti non ha confessato di averlo gettato dal settimo piano e non c’è testimone disposto a parlare. Nessuno ha denunciato l’uomo, ed essendo il reato di maltrattamenti su animali procedibile soltanto a querela, finché qualcuno non depositerà un esposto, la procura non potrà procedere. La morte del cane, in un modo così violento e brutale, rischia di restare impunita. Questa la cronaca del terribile pomeriggio di sangue di pochi giorni fa. Un cane viene scaraventato in strada da un palazzone in via Garcia Lorca. Il Jack Russels muore all’impatto con il terreno. Passano pochi istanti e intorno al cadavere del cucciolo si raduna la folla di quartiere, inorridita. Tutti sanno chi è il proprietario del cane. Pietro Sorrenti, un casellario giudiziario che lo incorona come persona da cui è bene stare alla larga, mille problemi con la droga.

Le urla, poi il silenzio

Pochi minuti prima del volo, dalla casa di Sorrenti si levano le grida dell’ennesima lite con la compagna. Poi il silenzio, caduto proprio in coincidenza con il lancio di Lilly. A un certo punto dal portone del grattacielo esce il figlio di Sorrenti che corre ad abbracciare il cucciolo. Lo tiene tra le braccia, stretto a sé con la speranza che chissà, magari torni di nuovo a scodinzolare. Il ragazzo è disperato, non si capacita della fine selvaggia del suo cane. Lui dice di non sapere come sia successo. Anche Sorrenti scende e quando vede tanta gente sbotta: «Tutte ste pagliacciate, è solo un cane. Ve sfondo a tutti», dice con fare definito «spavaldo» dagli agenti. La folla vorrebbe linciarlo, perché lo ritiene il killer del cane. Gli agenti lo salvano, ma strappare Sorrenti alla rabbia della folla gli costerà più di qualche livido. Portato in aula il giorno dopo, l’uomo respinge l’accusa di aver gettato il cane. L’unico testimone oculare dell’omicidio avrebbe ritrattato le accuse.

 

(Fonte Corriere della Sera – 22 aprile 2018)