Troppi esemplari stanno mettendo in pericolo la pineta. Ma il privato è libero di scegliere. La battaglia sui social
«Accogliamo con piacere la positiva presa di posizione della Regione- dichiara Massimo Vitturi, responsabile Lav- ma ricordiamo che anche il parco in questione è un ente sotto il diretto controllo della Regione. Chiediamo quindi di estendere le stesse modalità di trattamento dei daini anche a quelli che vivono nel territorio regionale gestito dal Parco». Ma non è affatto detto che la questione si risolva come auspicato da Vitturi. L’assessore all’agricoltura Alessio Mammi ha spiegato che “Regione ed ente possono procedere in totale autonomia rispetto ai percorsi intrapresi”. La risposta di Mammi è arrivata a margine di una interrogazione dell’ex consigliera M5S Giulia Gilbertoni che ha di fatto sposato la causa degli ambientalisti contro la decisione dell’ente del parco del Po. Fatto sta che la necessità di sterilizzare i daini “risponde – ha sottolineato Mammi – a una richiesta specifica di Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale”. Ma perché la presenza dei daini è considerata dannosa? Principalmente perché danneggerebbero l’agricoltura: campi ma anche ecosistemi come quello delle pinete del parco.
Petizione online
Intanto l’organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha lanciato una campagna di protesta online sul proprio sito web contro l’eliminazione dei daini. «Dopo avere negato quanto già evidente nella delibera 140/2021 che, di fatto, condannava i daini della pineta di Classe e di Lido di Volano a zone di prelievo venatorio e ad allevamenti da carne, questo bando parla chiaro: i daini finiranno nel piatto dopo essere stati uccisi», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.
Settimane di polemiche
Il presidente dell’ente di gestione del parco del Po Massimiliano Costa è chiaro: «I daini sono una specie invasiva che non è autoctona. Sono in Italia da secoli ma sono arrivati dalla zona dell’antica Mesopotamia. In Italia formano grossi branchi che alterano gli ecosistemi naturali. La pineta rischia di essere seriamente danneggiata con il loro continuo brucare e alcune specie vegetali – come il pungitopo – stanno già sparendo. I lupi, che stanno tornando, sono un nostro alleato per contenerli ma sono arrivati troppo tardi. Non bastano per fermare i daini”. Dal bando pubblicato dall’ente emerge che sono 1500 i daini da mandare agli allevamenti per la carne. Il valore economico dell’operazione emerge a chiare lettere, anzi a chiari numeri (ed è il discriminante che ha fatto infuriare gli ambientalisti). “il valore della carne di daino, in Italia, varia tra quattro euro al chilo per i maschi e poco più di quattro euro al chilo per le femmine e i giovani. Il peso medio utile degli esemplari, tolte la pelle, la testa e la parte bassa delle zampe, è di circa 25 chili per i maschi e 20 chili per le femmine e i giovani dell’anno, il valore complessivo dei capi presenti, quindi, è di poco superiore ai 100mila euro. Non sarà̀ possibile catturare più di 300 esemplari all’anno nei tre anni di concessione, per complessivi 900 capi ed un valore, quindi, di circa 83mila euro, ossia quasi 28mila euro all’anno euro. Infatti, altra precisazione, i daini saranno “delocalizzati” in tre anni e non di certo nel giro di pochi giorni.