Sono molto apprezzate dai personaggi noti, ma certe razze frutto di genetica estrema possono incorrere più facilmente in disturbi e malattie. Di cui molti non sono consapevoli
In molti li trovano adorabili. Ma quel cranio tondo e quel muso un po’ schiacciato che li rendono molto più simili a noi e molto meno ai lupi da cui derivano — e che è il frutto di una iper selezione genetica — sono all’origine di molti seri problemi di salute. Eppure carlini, bulldog inglesi e francesi, ma anche gatti come gli scottish fold o i british shorthair, sono razze che vanno per la maggiore e che affascinano un numero sempre maggiore di vip, personaggi dello spettacolo e influencer. Che grazie alla loro visibilità e alla loro attività social finiscono con l’accendere potenti riflettori su questi animali, contribuendo ad una promozione di cui forse si potrebbe fare a meno. Lo sostengono da tempo i veterinari, chiamati poi a risolvere i malanni a cui i quattro zampe vanno incontro. E lo ribadisce l’associazione Save The Dogs, che in questi giorni ha lanciato una campagna per chiedere proprio ai personaggi noti di non alimentare la moda dei pet brachicefali.
L’appello è generalizzato, perché sono molti i vip italiani e internazionali che hanno puntato proprio su queste razze. L’ultimo arrivato nel club è Gianni Morandi che ha presentato su Instagram il nuovo gatto di famiglia, scatenando l’entusiasmo dei suoi fan, che ha voluto coinvolgere anche nella scelta del nome. Per la cronaca il micio ora si chiama Lucio, che ha avuto la meglio su altre proposte come Cenere, Fumo, Evviva ma anche Giannino, GianniGo o JovAndy, crasi tra Jovanotti e Morandi. Il piccolo Lucio è un British Shorthair. Ma anche Federica Pellegrini ama dedicare post ai suoi bulldog francesi, protagonisti anche di alcune delle «storie in evidenza». Ed è una bulldog francese anche Matilda, la quattro zampe di Chiara Ferragni, titolare di un profilo Instagram ad hoc che ha quasi 400 mila follower, e che nella canzone «Vorrei ma non posto» di J-Ax e Fedez (ai tempi del brano non ancora il di lei consorte) era descritto come un cane con «il papillon di Vuitton e un collare con più glitter di una giacca di Elton John» (peraltro il cane è davvero stato protagonista di una campagna dello stilista francese).
La brachicefalia, spiega Save the dogs, comporta una ridotta qualità della vita per cani e gatti a causa dei problemi respiratori dovuti alle anomalie anatomiche, vale a dire narici troppo strette e difetti al palato, ma determina anche traumi agli occhi, dermatiti e cardiopatie. Patologie gravi, che hanno portato alcuni Paesi come l’Olanda e la Norvegia a vietare gli allevamenti di alcune di queste razze. Ma così come è spesso accaduto in passato con il traino arrivato dai film — è stato così per i Dalmata dopo le varie edizioni de La carica dei 101 o per gli Akita Inu dopo il successo Hachico o per i labrador dopo Io e Marley —, ora sono gli influencer ad alimentare la domanda facendo scattare l’effetto emulazione. Presentandoli in pose graziose e buffe, rendendoli famigliari ai loro followers e, in qualche modo, facendo loro da testimonial.
«Per questo, nonostante i problemi di salute che riguardano queste razze, la loro popolarità non sembra destinata a diminuire — evidenzia Sara Turetta, fondatrice e presidente di Save the dogs, da sempre impegnata, in Italia e all’estero, soprattutto sul fronte dei cani di strada, quelli che non godono della visibilità patinata di Facebook and co. —. I vip, anzi, esibendo gli animali con superficialità non fanno che aumentare questo fenomeno, con tutte le sofferenze che esso produce. Chi raggiunge il grande pubblico e ispira i consumi di milioni di persone deve essere consapevole delle conseguenze di ciò che comunica: gli animali non possono essere trattati alla stregua di accessori di moda. Sono creature portatrici di diritti e serve maggiore consapevolezza e preparazione quando vengono mostrati, magari proprio per aumentare i like e le interazioni».
Il problema è che ogni volta che una razza di cane diventa di moda, si scatena anche il mercato clandestino fatto di animali prodotti in serie in vere e proprie fabbriche dei cuccioli, ubicate perlopiù nei Paesi dell’Est europeo, e importati clandestinamente per essere poi rivenduti al mercato nero. Una pratica molto diffusa e purtroppo anche bene accolta da una parte della popolazione, che non vuole rinunciare ad esibire un cane di razza come fanno le star dei social e della TV ma non vuole spendere le alte cifre che l’acquisto di un cane o di un gatto di razza pura in un allevamento certificato comporta. Ma gli animali che arrivano da questo circuito parallelo sono spesso allevati in condizioni igieniche precarie, non vengono seguiti a dovere nella fase dello svezzamento, vengono sottratti anzitempo alle loro madri e non vengono sottoposti alle regolari vaccinazioni. Con tutti i problemi sanitari che questo comporta.
Nel caso delle razze brachicefale i problemi sanitari sono, come dire, «di serie». Non tutti questi cani o gatti avranno problemi di salute, ma l’incidenza di alcune patologie dovute alla conformazione del loro cranio è sicuramente maggiore rispetto ad altre razze. Richiedono una maggiore attenzione e una maggiore cura, non possono affrontare con disinvoltura viaggi aerei o stare all’aperto quando il caldo si fa più forte e rende la respirazione più difficoltosa. Insomma, necessitano di una consapevolezza da parte di chi li accoglie in famiglia che non sempre è presente se la scelta è stata compiuta solo sulla base di un’onda emotiva di tendenza. «L’esistenza di molti di questi animali può essere penosa — sottolinea Ermanno Giudici, scrittore e attivista animalista, esperto di queste tematiche e del tema del maltrattamento genetico —. I medici ne sono i primi testimoni, perché sono migliaia gli animali che hanno bisogno di cure importanti per poter sopravvivere, quando non addirittura di interventi di chirurgia plastica per poter respirare».
Save the dogs propone un codice di autoregolamentazione che serva a sensibilizzare tutti, a partire dagli influencer, su quanto un post o una foto possono generare nell’opinione pubblica. Non solo: «Bisognerebbe anche ricordare — dice ancora Sara Turetta — che tutto ciò accade in un’Italia dove canili e gattili scoppiano di animali abbandonati, cosa che rende tutto ciò ancora più paradossale».
di Alessandro Sala
04 Maggio 2023
(Fonte IL CORRIERE DELLA SERA | Animalia)