Dal 20 novembre sarà vietato passeggiare i cani nei luoghi pubblici, le prime due infrazioni saranno punite con multe progressive di 7 e 30 euro, la terza con la confisca e l’immediata uccisione dell’animale. È la draconiana e crudele norma prevista nel distretto dello Yunnan, provincia sudoccidentale cinese: la circolare del 13 novembre dice che «i cani devono essere tenuti in casa per tutto il giorno promuovendo così un modo civilizzato di allevarli». Alcuni episodi di persone morsicate e di baruffe tra cani, seguite da dispute anche violente tra i loro proprietari, sono stati il pretesto ufficiale per una legge spietata che ha suscitato riprovazione e proteste anche in Cina.
Quella del governo di Kunming, la capitale dello Yunnan, è solo l’ultima di una serie di norme per ostacolare la convivenza tra esseri umani e pet nel gigante asiatico. Un Paese che non ha mai visto il cane come un animale da compagnia. Nel nord della Cina i cani erano usati solo in campagna come guardiani di case e greggi. Molto peggio in gran parte del Sud della Cina dove Fido è un animale da macello venduto nei mercati alimentari, soprattutto nella provincia del Guangdong (Canton) dove si trova il più terrificante mercato di animali vivi del mondo. Ma si mangiano cani anche nelle regioni meridionali dello Yunnan, la provincia che ora vieta di portare i cani a passeggio.
Le megalopoli di Shanghai, Qingdao e Chengdu hanno da tempo imposto la regola di un solo cane domestico per nucleo familiare: siamo nel Paese che per decenni ha obbligato le coppie ad avere un solo figlio. La città di Huangshi, nella provincia centro orientale di Hubei, ha vietato i cani lunghi più di 45 centimetri. E dal 2018, la città di Hangzhou (poco a sud di Shanghai) ha proibito i pet voluminosi e permette di passeggiare i cagnolini solo di notte. Poi gli amici a quattro zampe sono vietati in gran parte dei condomini alveari disseminati per il Paese. E con Fido al guinzaglio non si può entrare praticamente da nessuna parte, tanto che nelle metropoli hanno aperto degli hotel di lusso per cani dove portare e intrattenersi con i propri pet.
Norme che raccontano una diffusa cinofobia. Durante la Rivoluzione Culturale (1966-1970), le guardie rosse di Mao Zedong uccidevano gli animali domestici considerati «un lusso borghese». E fino al 1993 la legge vietava di tenere cani per combattere la diffusione della rabbia che uccideva ogni anno decine di migliaia di cinesi. Oggi con l’arricchimento della popolazione, possedere un cane, in Cina è diventato uno status symbol della classe media: sono stati censiti 50 milioni di cani domestici e l’industria di prodotti per Fido registra un vero boom, di questo passo in un decennio Pechino avrà il maggiore parco canino del mondo.
La norma sanguinaria dello Yunnan ha fatto però traboccare il vaso provocando molte proteste di associazioni animaliste e di frequentatori dei social media. È insorta la Society for the Prevention of Cruelty to Animals di Singapore (città stato indipendente a maggioranza etnica cinese ma influenzata da culture britannica e indiana) dicendo che «tenere gli animali sempre in casa è nocivo per la loro salute e, invece che vietare di passeggiare i cani, il governo dovrebbe impegnarsi a educare e responsabilizzare i loro proprietari ed emanare leggi che regolamentino le loro uscite, come l’obbligo del guinzaglio». Mentre sui social media sono dilagati decine di migliaia di post che condannavano la crudele legge, tanto che il governo dello Yunnan ha dichiarato che riequilibrerà la norma che, senza modifiche dell’ultima ora, dovrebbe entrare in vigore a partire dal 20 novembre.
Ps: l’articolo è stato corretto specificando che la decisione della normativa nasce, secondo le autorità, dai conflitti fra proprietari e morsicature avvenute nei mesi scorsi per strada
di Marco Moretti
18 novembre 2020
(Fonte La Stampa/La Zampa.it)