L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Leidaa: «La biodiversità è a rischio, è necessario inserire in Costituzione i diritti degli animali»
«Non possiamo continuare a ignorare, o minimizzare, ciò che sta accadendo agli animali selvatici nei nostri boschi e campagne. L’uomo deve imparare a convivere con tutte le specie e a rispettarne gli habitat, un patrimonio che abbiamo avuto in dote». Non ha dubbi l’onorevole Michela Vittoria Brambilla su quali siano i passi da compiere per garantire al nostro Pianeta un futuro, partendo proprio dal rispetto per gli animali. Tutti, non sono quelli domestici. Una presa di posizione, quella della presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente (Leidaa), che arriva all’indomani dell’emergenza incendi che sta interessando il nostro Paese.
Dodici roghi boschivi al giorno, 1.260 da inizio anno: sono i numeri di questa estate, diffusi dai Vigili del fuoco e aggiornati al primo agosto. Oltre alla distruzione di beni e patrimonio ambientale, sono migliaia gli animali che hanno perso la vita in Sardegna, Sicilia e nelle altre Regioni. Cosa sta accadendo?
«Una vera catastrofe della quale possiamo misurare la portata solo ora, quando la terra si raffredda e il fumo si dirada. Gli incendi si inseriscono in un contesto di forte deterioramento del patrimonio naturale: secondo il rapporto Ispra sulla biodiversità in Italia, appena pubblicato, sono in stato di conservazione sfavorevole, nonostante decenni di tutela nominale, l’89 per cento degli habitat terrestri, il 54 delle specie vegetali e il 53 di quelle animali».
Cifre che fanno davvero paura. Cosa ha portato a questo punto, e che ruolo ha «giocato» l’uomo?
«Possiamo riassumere la maggioranza delle pressioni e delle minacce in una parola: antropizzazione. Il consumo di suolo apparentemente inarrestabile è la principale causa del declino, e la risposta alla crisi non può essere la dichiarazione di guerra agli animali selvatici da parte di categorie economiche interessate: è futile, tragico e ridicolo insieme. E poi c’è il tema della caccia… già ora un fattore di pressione insostenibile soprattutto per l’avifauna “protetta” – a questo punto occorre mettere le virgolette – dalla direttiva uccelli».
«Basta un colpo d’occhio su Grecia e Turchia in fiamme. A livello globale l’umanità deve fronteggiare due minacce gravissime, collegate tra loro: il cambiamento climatico e la deforestazione. Il 2020 è stato uno dei tre anni più caldi mai rilevati e anche gli ultimi sei anni sono stati i più caldi da quando se ne tenga registro. In Europa è stato l’anno più caldo in assoluto. Quindi non c’è da stupirsi che fenomeni come gli incendi o le alluvioni si facciano sempre più gravi. E i polmoni verdi si assottigliano. Dal 1990, si stima che nel mondo 420 milioni di ettari di foresta siano andati perduti a causa della conversione ad altri usi del suolo, sebbene il tasso di deforestazione sia diminuito negli ultimi tre decenni. Non solo, il nostro Paese, in base ai dati del 2017, si è collocata al secondo posto nella classifica degli otto paesi europei responsabili dell’80% della deforestazione inclusa nei prodotti, di provenienza tropicale, lavorati e consumati nell’Ue».
Invertire la rotta non è solo possibile, ma è più che mai necessario: cosa possiamo, davvero, fare?
«Partiamo dall’emergenza: come presidente di Leidaa, e come parlamentare presidente dell’intergruppo per i diritti degli animali, faccio appello ai presidenti delle Regioni e al governo perché prendano misure adeguate a fronteggiare anche perdite e danni arrecati dai piromani alla fauna: servono risorse fresche per portare aiuto agli animali ustionati, feriti, disorientati; ripristinare habitat compromessi (dove la legge lo consente); potenziare prevenzione e vigilanza e, in prospettiva, ampliare la rete dei Cras — centri recupero animali selvatici (come quello “Stella del Nord” di Leidaa, ndr) —, che sono troppo pochi».
E a medio-lungo termine?
«Mi auguro sia rapidamente approvata la riforma che introduce in Costituzione la tutela di animali, biodiversità ed ecosistemi. La rivoluzione green che tutti predicano consiste nel mettere la salvaguardia dell’ambiente e del patrimonio naturale al centro del processo decisionale delle amministrazioni pubbliche e dei privati. Se qualcuno vandalizzasse sistematicamente i capolavori dell’arte italiana nei musei, come reagiremmo? Lo stesso deve valere per il patrimonio naturale».
Le risorse stanziate nel PNRR danno alcune risposte, ma bisogna approvare presto il piano di adeguamento climatico, applicare le leggi che ci sono, approvarne altre più severe. Quali errori, compiuti nel passato, non dobbiamo più ripetere?
«Tornando all’emergenza di questi giorni, il fatto che da anni il numero di incendi e gli ettari percorsi aumentino e che nell’estate 2021 i roghi risultino addirittura triplicati (rispetto alla media storica 2008-2020), dovrebbe far riflettere su alcune scelte politiche scellerate, come l’abolizione del Corpo forestale dello Stato. O sulla cronica insufficienza di mezzi e uomini a disposizione per la lotta contro il fuoco anche dove, come nelle isole maggiori, ogni anno è sempre la stessa storia».