Sporcizia, spazi ristretti e animali denutriti: carabinieri, Asl e ENPA hanno trovato tutto questo in un allevamento di barboncini di Pinerolo, subito finito sotto sequestro. Gli 80 cani sono stati affidati ai canili di Val della Torre e Torino mentre il proprietario rischia di finire a processo per maltrattamenti di animali.
A far partire l’indagine è stata la segnalazione di residenti della zona, che hanno sentito odori molto forti provenire dall’allevamento (che risultava autorizzato). I carabinieri forestali e i veterinari dell’Asl To3 sono intervenuti subito e hanno fatto emergere le condizioni di degrado in cui vivevano i cani: sporcizia, denutrizione, totale mancanza di igiene.
«Evidentemente il proprietario ha perso il controllo a causa della pandemia e della situazione generale – spiega Giusy D’Angelo, responsabile del canile di Val della Torre – Carabinieri e Asl sono intervenuti appena in tempo. La situazione stava per degenerare, con molte femmine in calore: rischiavamo di arrivare a 200 cuccioli».
La struttura è finita sotto sequestro ed è stata contattato l’Ente nazionale protezione animali: «Ci siamo presi cura dei barboncini, che vivevano nel degrado ed erano fortemente denutriti e sporchi – considera Carla Rocchi, presidente nazionale dell’Enpa -. Fortunatamente le forze dell’ordine hanno convinto l’allevatore a cedere i cani, facilitandone l’adozione».
Così 50 barboncini sono stati affidati all’Enpa di Val della Torre, altri 10 al canile di Torino e il resto nei rifugi dei dintorni: «Siamo già riusciti a farli adottare quasi tutti – spiega D’Angelo -. E pensare che abbiamo rifiutato il 60% delle domande, arrivate da persone che avevano richieste “estetiche” o chiedevano il cucciolo per Natale. Ora ci restano 5 barboncini: lanciamo l’appello per adottare loro ma anche i tanti altri cani che abbiamo in rifugio, compresi quelli arrivati dall’Ucraina. Poi si può anche comprare ma l’acquisto dev’essere consapevole».
Aggiunge la presidente nazionale: «Purtroppo la gente non conosce la situazione di questi “cucciolifici”, nati per soddisfare il mercato dei cani di razza, che s’impenna nel periodo natalizio. Ancora meno ci si interroga su che vita facciano gli “stalloni” e le “fattrici”, cioè le femmine usate per riprodursi: spesso sono tenuti una vita in un box, senza nessuna interazione sociale».
di Federico Gottardo