Laura e i suoi due cani, una maratona per i disabili: «Ecco la mia pet therapy»

La cinquantenne Spada ha avviato a Ravenna il progetto di pet therapy «Corrinzolando». Gite al mare, corse in campagna e gare con un Golden Retriever e un Bouledogue francese

Al ritorno a casa dopo una giornata assieme a loro, per un bagno al mare o una corsa in campagna, quelli sulla maglietta non sono semplici peli di cane: sono brillantini di Golden retriever e Bouledogue francese. E a luccicare, dopo il tempo prezioso trascorso tra sorrisi e scodinzolii, sono prima di tutto gli occhi di adulti e ragazzi con disabilità che partecipano ai progetti di pet therapy condotti da Laura Spada con Nina e Frida, le sue aiutanti con la coda.

Cinquant’anni appena compiuti, Laura Spada, originaria di Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia, vive a Ravenna, dove ha un’attività di lavaggio di tappezzeria. Alla pet therapy, o interventi assistiti con gli animali come, ci spiega, sarebbe più corretto definirla, si dedica nel tempo libero, insieme con la sua passione sportiva più grande, che è il running. Prima di regalare felicità agli altri, è stata Nina, il suo cane più anziano, un Golden retriever oggi di quasi 11 anni, ad avere bisogno di qualcuno che l’aiutasse a trovare una serenità che non le apparteneva. Desiderio di Laura fin da quando era bambina, Nina entrò nella sua vita portando con sé un bagaglio di paure ingestibili. Racconta Laura che fu così che, tra un approfondimento cinofilo e l’altro per tentare di capire come risolvere il problema, «a uno stage sulla motivazione del cane, incontrai Marco Gabossi, anche esperto di Canicross, la corsa campestre con i quattro zampe, che mi suggerì di provare a correre con Nina, sfondando una porta aperta perché, ai tempi, io stavo preparando la mia prima maratona».

Se correre insieme a Laura infonde un po’ di fiducia in Nina, per sconfiggere tutte le sue paure bisognerà aspettare l’arrivo di un’altra cucciola di Golden, che si decide di affiancarle nella speranza le porti un po’ di spensieratezza. Sarà questo il primo miracolo di Elsa, che nella sua breve vita – una malattia la strapperà prematuramente all’amore di Laura – ha donato felicità a chiunque la incontrasse. Un percorso di salvataggio nautico insieme alla proprietaria la porterà per una dimostrazione su un lido ravennate attrezzato per disabili gravi dove, prosegue Laura «spontaneamente Elsa decise di avvicinarsi agli allettati: da lì in avanti, dopo aver dato prova di strabilianti doti empatiche, le sue capacità mi hanno portato a coltivare la dedizione a un mondo, quello della disabilità, che non conoscevo e mi faceva addirittura un po’ paura. Fu Elsa con il suo dono, troppo prezioso perché fosse sprecato, ad aiutarmi a vincere questo limite nei confronti di una realtà che ha bisogno di noi e di progetti dedicati».

Elsa iniziò così a frequentare la spiaggia, dove si adagiava vicino agli allettati. Sottolinea Laura che «decideva lei a chi avvicinarsi, e questo è fondamentale nelle attività assistite con gli animali: il rispetto del soggetto che opera tra i disabili, guidato dal conduttore, ma libero di scegliere se, come, quando e per quanto relazionarsi». Per questo, prosegue Laura, «ben presto decisi di formarmi in questo senso, diventando coadiutore del cane e realizzando progetti che rispettassero le linee guida nazionali, che prevedono la massima attenzione nella scelta del cane giusto per una data attività, un preciso contesto e una particolare utenza».

Bambini e anziani

Ci spiega, infatti, che «non tutti i quattro zampe sono adatti a operare in qualsiasi condizione: qualcuno, ad esempio, può essere formidabile con gli anziani, ma patire un po’ i bambini. Elsa no, lei era indicata per qualsiasi intervento: raccogliere la sua eredità era un’impresa difficile, ma Frida, la Bouledogue francese che oggi, dopo che Elsa se ne è andata, fa compagnia a me e a Nina, è un incredibile jolly. Con Nina ora è impegnata in un nuovo progetto, «Corrinzolando», che unisce il running alla pet therapy: corrono insieme ad adulti e ragazzi disabili, accompagnate da me o altri operatori, partecipando anche a gare. Difficile descrivere la gioia dei loro assistiti al ritorno a casa dopo l’ultima competizione: nessuno voleva più togliersi la divisa di squadra». Sarà forse perché sopra non c’erano semplici peli di cane? Chiamateli pure brillantini di Nina e Frida: un luccichio di felicità.

di Valentina Romanello

1 marzo 2024

(Fonte Corriere della Sera PET THERAPY)