Anselmo, con i suoi 19 anni, è il più anziano. Rihanna ha un anno e mezzo, era arrivata cucciola con la mamma, poi adottata, e non ha mai vissuto in una casa con una famiglia. Vasco è un tigrato con un passato difficile, fatto di più abbandoni. Poi ci sono i cani, che rappresentano la popolazione maggiore di via Mazzini. “Attualmente ce ne sono 160. I mici, invece, viaggiano dai 40 ai 70. Siamo stati fortunati: con la pandemia non abbiamo avuto picchi di abbandoni. Il nostro range è sempre rimasto lo stesso”, raccontano i volontari dell’Asilo del cane, la realtà di Palazzolo Milanese che ieri pomeriggio ha aperto le sue porte per festeggiare il traguardo dei 60 anni. “Questo luogo è nato dal sogno di Virginia Craia che durante gli anni Cinquanta si trasferì da Milano qui a Palazzolo. Arrivò a occuparsi di mille cani e di un numero imprecisato gatti. Un’opera monumentale che vide poi il passaggio di conduzione ad altri collaboratori e volontari che nel 1975 diedero vita all’associazione che poi nel 1995 fu riconosciuta a livello regionale”. L’Asilo oggi si sviluppa su 7 settori, tra box singoli di grandi dimensioni per i cani, aree recintate dove i gatti possono muoversi in libertà e altre chiuse per i piccoli, ambulatori, sale operatorie, parti verdi per le passeggiate. Ci sono anche le zone più riparate per gli animali in entrata, che devono essere visitati, vaccinati o sterilizzati e anche per i più anziani, come quella che viene definita la “Rsa dei gatti”. “Qui abbiamo i mici vecchiotti o più acciaccati che ormai non possono più essere trasferiti in una famiglia, ma che possono essere adottati a distanza, come Hope o Wind. Ognuno di loro ha una dieta diversa da seguire, proprio come in una casa di riposo”. Tanti volontari, sempre presenti a turno, l’Asilo vive grazie alle raccolte fondi, ai mercatini, alle donazioni senza il sostegno di risorse pubbliche. “Stiamo facendo altri lavori. Stiamo smantellando una fila di box cani per creare uno spazio dove possano stare più liberi”. Ogni anno, tra ingressi e adozioni, via Mazzini vede circa 600 esemplari. “Il 60% è rappresentato da rinunce di proprietà: anziani che muoiono, neonati che assorbono attenzioni ed energie delle famiglie, gatti che invecchiano e cani che crescono e non vengono quindi più ritenuti gestibili da chi li aveva. Il 40% arriva invece da associazioni anche estere, ad esempio da un anno molti animali dall’Ucraina”.