Da Paese amante di questi felini, le famiglie stanno sempre più rinunciando a questo animale domestico — Il motivo? La protezione della biodiversità e della fauna autoctona
In Nuova Zelanda è iniziata la caccia ai gatti. Non letteralmente, o meglio, non ancora. Tuttavia, da Paese amante di questi felini — tanto da avere registrato, in passato, uno dei tassi più alti al mondo di possesso di gatti pro capite — questo comune animale domestico potrebbe presto essere allontanato dalle case neozelandesi. Il motivo? La protezione dell’avifauna. Secondo le autorità — ma anche a detta di molti cittadini — i gatti minacciano severamente gli uccelli presenti nella Nazione, mettendo a rischio la biodiversità. Per questa ragione, ora, molti proprietari di questi animali hanno deciso di rivalutare il loro animale domestico. Ecco, di preciso, cosa sta succedendo.
Cittadini «contro» i gatti
Ad accendere i riflettori sulla vicenda è stato un servizio realizzato dal Guardian, nel quale molti cittadini hanno raccontato le loro emozioni, per lo più contrastanti, in merito ai gatti. Già, perché come detto, questi felini, fino a non molto tempo fa, erano amatissimi sulle isole. Ma la musica sta cambiando, in favore della biodiversità. «Se nella boscaglia fuori casa vedo un gatto e so di chi è lo lascio stare. Ma se è randagio gli sparo», confessa al quotidiano britannico un 67.enne residente vicino ad Auckland. Uno dei tanti neozelandesi che, pur avendo avuto un gatto in passato, ha stroncato la storia d’amore con questi felini, per salvaguardare la fauna selvatica autoctona di Aotearoa. «Mia moglie ed io amiamo i gatti, ma non ne avremo mai un altro», dice un altro cittadino, ricordandosi cosa accadde nel loro giardino 15 anni fa, quando il loro animale domestico li lasciò. «All’improvviso, uccelli e lucertole autoctone hanno iniziato a popolare il nostro giardino. Ancora oggi, vengono a trovarci uccelli rari, che passano davanti al nostro salotto e nidificano indisturbati nel nostro giardino». Tra questi, anche i kiwi, che ormai vivono sul retro dell’abitazione dei due. «Non sarebbero mai tornati se avessimo avuto un gatto».
Ma guardiamo i numeri. In Nuova Zelanda, al momento, si contano circa 1,4 milioni di gatti domestici e oltre 2 milioni di gatti selvatici. Non a caso, infatti, a preoccupare maggiormente la popolazione sono proprio questi ultimi. Più difficili da controllare e, va da sé, più inclini a cacciare gli uccelli che si trovano nei boschi. Tuttavia, la percentuale di famiglie neozelandesi che possiedono gatti è diminuita. Lentamente, ma costantemente. Fino a dieci anni, quasi una famiglia su possedeva uno di questi animali. Poi, gradualmente, il numero si è abbassato. Se nel 2011 il 48% dei neozelandesi aveva un gatto, in casa, nel 2020 il numero è sceso al 41%.
In parte, secondo le analisi neozelandesi, la tendenza inversa potrebbe essere il risultato dei mutamenti demografici della popolazione, o l’aumento del numero di affittuari che potrebbero aver eliminato il permesso di tenere un animale domestico nell’appartamento. Eppure, gli stessi cittadini, tra i motivi, citano la protezione della biodiversità. «Abbiamo sempre avuto gatti, ma ci rendiamo conto che ora sono diventati incompatibili con il nostro forte interesse a promuovere l’avifauna in città», confessa un’altra ragazza al Guardian. Sempre più uccelli rari, nativi nella Nuova Zelanda, si fanno strada nei cortili e nei giardini, incontrando però «dei nemici». La capitale, Wellington, in particolare, negli ultimi anni è stata ripopolata di specie autoctone, che ha meravigliato i cittadini, portandoli a entrare in modalità «anti-gatti».
Che cosa succederà, quindi, ai gatti sulle isole? Difficile dirlo. Alcuni cittadini sostengono un approccio deciso, secondo il quale i gatti domestici dovrebbero essere tassativamente tenuti in casa, mentre i gatti selvatici andrebbero sottoposti all’eutanasia. La proposta, però, non ha incontrato l’approvazione degli attivisti per i diritti degli animali, che hanno quindi sollevato diverse proteste.