Joseph Ratzinger? Un grande amante dei gatti. Non solo un simpatizzante, ma praticamente un gattaro: aveva adottato una piccola colonia di gatti randagi che abitavano nei cortili vaticani, dietro al palazzo dell’ex Sant’Uffizio, ed ogni mattina, prima di entrare nel suo studio alla Congregazione per la Dottrina della Fede, si presentava ai suoi amici felini con un pacchettino di avanzi che distribuiva a tutti.
Una passione nata fin da giovane: sono stati molti i gatti che hanno frequentato casa sua, anche se non necessariamente appartenuti alla sua famiglia. Come nel caso di Chico, un gatto rossiccio dei suoi vicini, ma con cui il giovane Joseph creò un legame speciale.
Intervistato dal settimanale “Famiglia Cristiana” il cardinale Tarcisio Bertone raccontava che Benedetto XVI parlava con i gatti: “Si fermava, diceva loro alcune parole in tedesco, probabilmente in dialetto bavarese. Portava loro sempre qualcosa da mangiare e se li tirava dietro fino al cortile della Congregazione della dottrina per la fede”.
Sul rapporto di Papa Ratzinger con i suoi amati felini circolano già molte storie, quasi leggende che ogni tanto qualcuno smentiva: “Non abbiamo gatti” diceva la sua governante, Ingrid Stampa, smentendo:la presenza di un micio di casa anche nel suo ex appartamento, in piazza della città Leonina 1. Sembra poi che vederlo seguito da un piccolo corteo di gatti fosse diventato una consuetudine e che le Guardie svizzere ci si fossero abituate. In un caso il numero di felini che gli si era radunato intorno era talmente alto che una delle Guardie gli si era fatta incontro dicendogli: “Eminenza, ma che fa, sta organizzando l’invasione dei gatti in Vaticano?”.
Non solo gatti, ma anche altri animali
“Papa Benedetto non ha amore solo per i gatti, ma per tutti gli animali” spiegava in un’intervista alla Radio Vaticana monsignore Alfred Xuereb, allora segretario particolare di Papa Francesco. “La prima immagine che mi viene in mente – confidava – è che Papa Benedetto si scioglieva davanti agli animali, alla natura, gli piaceva stare fuori, quando uscivamo, per fare una scampagnata, anche quando veniva suo fratello dalla Germania. Ricordando, forse, i momenti in cui, in Germania, da ragazzo, andavano a fare gite nella natura”.
“Nei confronti degli uccellini – rivelò il sacerdote maltese – posso raccontare un aneddoto. Qualche anno fa, in inverno, durante una passeggiata nei Giardini vaticani recitando il Rosario, notavamo spesso un merlo bianco. Alla fine del rosario mi chiedeva se si era fatto vedere, suggerendomi poi di andare a fare qualche foto del merlo. Con l’aiuto dei nostri fotografi, che hanno macchine migliori della mia, sono andato ed ho scattato alcune foto. Quando le ha viste, l’espressione era di meraviglia. Mi disse che erano foto da pubblicare. E qualche giorno dopo, le foto sono finite sull’Osservatore Romano».
«Ancora: alla fine di un’udienza generale – racconta don Alfred – alcuni, dalle parrocchie, portano statue raffiguranti Santi. Ricordo che dissi al Papa che un Santo da lui benedetto in una circostanza, aveva il cane accanto a sé. Mi rispose: `Alfred, non solo questi Santi sono simpatici, ma diventano più umani´. Una battuta che rivela la sua attenzione per la presenza del mondo animale accanto a questi uomini che diventano così Santi più vicini alla nostra vita quotidiana, potendo rivolgerci loro in confidenza. È molto bello questo».
La critica agli allevamenti intensivi
Ratzinger entrò anche nel tema dell’abuso industrializzato degli animali, in particolare quelli allevati per il cibo. La Peta, organizzazione internazionale animalista, sul suo sito ricorda che alla domanda sui diritti degli animali in un’intervista del 2002, Sua Santità, allora cardinale, rispose: “Questa è una domanda molto seria. Ad ogni modo, possiamo vedere che sono affidati alle nostre cure, che non possiamo semplicemente fare quello che vogliamo con loro. Anche gli animali sono creature di Dio […]. Certo è che una sorta di uso industriale delle creature, per cui le oche vengono alimentate in modo da produrre un fegato il più grande possibile, o le galline vivono così ammassate da diventare solo caricature di uccelli, questo degradare le creature viventi a merce mi sembra infatti contraddire il rapporto di reciprocità che si riscontra nella Bibbia”.
“Niente Paradiso per gli animali”
“Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all’eternità, la morte significa soltanto la fine dell’esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano». Queste parole severe Benedetto XVI le ha pronunciate nella Cappella Sistina nel 2008, proprio accanto allo straordinario affresco michelangiolesco del Giudizio Universale.
Parole che contraddicevano le «aperture» di Paolo VI sulla possibilità che anche gli animali possano andare in Paradiso: Paolo VI disse in una parrocchia romana che «un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo». E in un discorso rivolto ai medici Veterinari espresse gratitudine «per la cura prestate agli animali, anch’essi creature di Dio, che nella loro muta sofferenza sono un segno dell’universale stigma del peccato e dell’universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose parole dell’apostolo Paolo». Giovanni Paolo II nel 1990 ricordò invece che «la Genesi ci mostra Dio che soffia sull’uomo il suo alito di vita. C’è dunque – disse – un soffio, uno spirito che assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono privi». Più recentemente Papa Francesco, attuale Santo Padre, ha invece aperto le porte del Paradiso anche agli animali dicendo: “Tutto ciò che ci circonda è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio. Un giorno rivedremo i nostri animali nell’eternità di Cristo. Il paradiso è aperto a tutte le creature di Dio.”
Non sono mancate le critiche animaliste
Come spesso accade quando si ricordano gli aspetti animalisti di un personaggio celebre, non mancano anche le critiche. Molte associazioni animaliste, durante il suo pontificato, gli hanno rivolto l’appello ad abbandonare l’ermellino che spesso indossava in favore di un materiale sintetico. Un gesto simbolico che non ha però ottenuto un riscontro positivo. Non è piaciuto neanche l’incontro con il mondo del circo avvenuto nel 2012 a Roma dove Ratzinger accarezzò un leoncino tenuto alla catena da un circense. Un gesto di tenerezza dall’allora Santo Padre, ma anche una sorta di accoglimento per una condizione animale in contraddizione con i suoi discorsi sul rispetto delle esseri del Creato.