Gatti in Polonia dichiarati “specie aliena invasiva”: il motivo

I gatti, in Italia considerati uno degli animali domestici per eccellenza, in Polonia sono stati dichiarati “specie aliena invasiva”. Ecco cosa significa e quali conseguenza porta per gli amici felini. La responsabilità di questa etichetta è dell’Accademia polacca delle scienze. Ha dichiarato i gatti domestici ufficialmente “specie aliena invasiva“, facendoli entrare a tutti gli effetti nella lista (nera) degli animali che portano danni alla fauna selvatica e all’ecosistema.

La nota resa pubblica ha destato moltissime polemiche e proteste piuttosto feroci: le persone che convivono col felino più amato del mondo hanno paura che questa nuova definizione che gli viene attribuita possa incrementare gli abbandoni, i maltrattamenti o delle vere e proprie campagne di persecuzione. Naturalisti e biologi non hanno in mente questo futuro per i gatti e tengono a specificare cosa significa davvero la definizione attribuitagli dell’Accademia e cosa comporta.

“Specie aliena invasiva”: la Polonia etichetta i gatti domestici

E’ importante che tutti coloro che convivono con un amico felino, se ne prendano cura, avendo coscienza e consapevolezza sul vero impatto che il gatto può avere nel mondo. Non è necessario reagire istintivamente con paura e allarmismo: si tratta di estremismi inutili. Si pensi al fatto che una “specie aliena” è qualunque essere vivente che può vivere e riprodursi al di fuori del suo habitat d’origine per colpa dell’uomo, il quale l’ha trasportato in un ecosistema diverso in modo consapevole o inconsapevole.

Una specie aliena non è necessariamente invasiva. Lo diventa qualora dovesse iniziare a riprodursi in maniera incontrollata, portando danni alla fauna e alla flora locale, causando a volte l’estinzione di una specie. Ad esempio, in Europa sono circa 12.000 le specie esotiche ritenute aliene, ma solo il 10% è considerato invasivo. E’ proprio per evitare estinzioni e danni che i governi tendono a gestire e tenere sotto controllo le coltivazioni e gli allevamenti.

In Italia, il Ministero della Transizione Ecologica ha addirittura un sito web dedicato alle specie aliene invasive presenti nella penisola. Tra di loro, ci sono la nutria, il gambero della Louisiana, lo scoiattolo grigio, la cimice asiatica e tanti altri insetti. Nel Bel Paese, il gatto non rientra tra questi: animale da compagnia molto più recente rispetto al cane, è entrato in casa più o meno 12.500 anni fa. Prezioso alleato dell’uomo, aiuta contro i roditori e fastidiosi animali per i raccolti: nel mondo, esistono oltre 600 milioni di esemplari di gatti che vivono in famiglia o liberi. L’uomo li ha portati in ogni continente, comprese isole e zone naturali.

Perché in Polonia il gatto è considerato “specie aliena invasiva”

L’Accademia polacca ha inquadrato anche il gatto questa definizione per via dei numeri e del suo comportamento. Secondo i ricercatori, il felino in questione soddisfa il 100% dei requisiti per rientrare nella categoria: uccidono circa 140 milioni di uccelli in territorio polacco ogni anno. Questo li rende abili predatori che possono mettere a rischio la fauna di territori più piccoli nelle isole e in ecosistemi fragili.

In Australia, ad esempio, le stime indicano che i gatti uccidano 377 milioni di uccelli ogni anno, appartenenti ad oltre 330 specie autoctone e 649 milioni di rettili. Si tratta della metà delle specie all’interno del Paese. Negli Stati Uniti, ogni anno i gatti uccidono 3,7 miliardi di uccelli e 20,7 miliardi di piccoli mammiferi come roditori, conigli e toporagni. In Italia, lo studio è stato condotto su 145 gatti che vivono con 125 umani. I ricercatori hanno seguito per un anno 21 di questi: hanno portato a casa individui di 207 specie diverse, 37 delle quali a rischio.

Proprio sulla base di questi numeri, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), l’ente più importante del mondo in fatto di conservazione della biodiversità, ha inserito i gatti nella lista delle specie aliene invasive. Altro motivo è il possibile accoppiamento con i gatti selvatici italiani. Questo creerebbe delle specie ibride, come il cane-lupo, minacciando e inquinando le popolazioni.

Conseguenze

L’Unione Europea non ha scelto di inserire il gatto nella lista. Ne riconosce l’enorme valore socio-culturale e affettivo. Questo non frena i singoli Stati a scegliere di attuare misure che riducano l’impatto dei gatti sugli animali selvatici. Non è dunque necessario ricorrere a persecuzioni e caccia alle streghe. La definizione è esclusivamente legata all’istinto predatore del gatto, impossibile da frenare. Ogni famiglia che convive con un gatto può contribuire semplicemente cercando di contenere il comportamento del felino, sorvegliandolo il più possibile e lasciando che si sfoghi giocando.

La stessa Accademia ha precisato di essere contraria ad ogni forma di crudeltà nei confronti dei gatti. La definizione che ha attribuito agli amici domestici non giustifica atti di abuso o abbandono: serve solo ad invitare ad una maggiore attenzione e responsabilità. La conservazione della biodiversità è un dovere di tutti gli abitanti del pianeta.

di Emanuela Marcoionni

(Fonte sito ECOO)Ecoo.it