Che cosa si nasconde dietro gli occhioni dolci di un cane

Le espressioni facciali del nostro quattro zampe sono più simili a quelle dell’uomo che a quelle del lupo. Tutta colpa dei muscoli mimetici e dell’allevamento selettivo messo in atto dall’essere umano nel corso dei secoli.

Occhioni languidi, irresistibili. Come far finta di nulla quando il nostro cane ci chiede qualcosa guardandoci in quel modo lì? Non si può infatti, e adesso sappiamo anche perché. Ed è un perché legato proprio alla comunicazione. Gli animali selvatici – per esempio – comunicano tra loro anche tramite piccoli movimenti mimici difficili per noi da cogliere. L’essere umano – invece – ha perso molto di questo tipo di linguaggio facendo ricorso alla parola,  può dire quello che vuole senza essere costretto a leggere negli occhi. E lo scrive niente meno che Konrad Lorenz nel suo famoso libro E l’uomo incontrò il cane.  

Una ricerca appena presentata nel corso del meeting di Experimental Biology (EB) 2022, a Philadelphia dal 2 al 5 aprile, rivela che gli esseri umani hanno contribuito, attraverso secoli di allevamento selettivo, alla capacità dei cani di avere espressioni facciali accattivanti per noi. Come già ipotizzato da Eberhard Trumler, allievo di Lorenz, che ha proseguito gli studi del suo maestro sulla neotenia, l’uomo nel corso dei millenni avrebbe selezionato i cani con caratteri neotenici, ossia più vicini all’aspetto dei cuccioli, con muso tondo, grosso e occhioni  languidi, perché stimolavano tenerezza e cure parentali.

Lo studio

Anne Burrows, PhD, professore nel dipartimento di terapia fisica alla Rangos School of Health Sciences alla Duquesne University di Pittsburgh e autore principale dello studio, afferma che i cani sono gli unici che possono mostrare il loro legame con l’essere umano attraverso lo scambio di sguardo.  E i risultati dello studio forniscono una comprensione più profonda del ruolo delle espressioni facciali nelle interazioni e nella comunicazione cane-uomo.

Una storia che comincia da lontano, circa 33.000 anni fa, quando si suppone si siano differenziate le specie dei lupi e quelle dei cani, ossia quando l’uomo ha cominciato ad allevare selettivamente i lupi, che sono diventati così la prima specie mai addomesticata.

Quel qualcosa in più

In una ricerca precedente pubblicata su Pnas,  il team aveva scoperto che i cani possiedono un ulteriore muscolo mimetico che è assente nei lupi e contribuisce all’espressione “occhi da cucciolo”. Si tratterebbe di un muscolo responsabile del sollevamento del sopracciglio, movimento che aumenta la pedomorfosi, ossia  la conservazione nell’adulto di tratti infantili (e torniamo alla neotenia di Lorenz e Trumler) e si coglie spesso nelle persone quando sono tristi. Una simile espressione nei cani suscita tenerezza e voglia di accudimento. Probabilmente, le sopracciglia dei cani sono il risultato di una selezione che si basa sulle preferenze stesse dell’uomo. Meno  naturale, forse. Ma a noi ci piacciono anche così.

05 Marzo 2022

(Fonte LA REPUBBLICA|Salute)