Meglio i cinghiali del sindaco Roberto Gualtieri per pulire Roma dai rifiuti che ancora stanziano accatastati in tutte le zone di Roma. Vittorio Feltri lancia una provocazione niente male, con suo stile ironico e il gusto del paradosso. “Sono convinto che i cinghiali che scorrazzano a Roma non vadano combattuti, bensì apprezzati e possibilmente premiati. Infatti, lungi dall’essere nocivi, essi sono gli unici che tentino- senza riuscirci appieno – di tenere pulita la città”. L’incipit dell’articolo del direttore editoriale di Libero è categorico, ma coglie nel segno. Una provocazione, si dirà. L’elogio dei cinghiali è il segno di una disfatta, dell’incapacità o non volontà di di risolvere la piaga della mondezza che non viene raccolta come si dovrebbe per civiltà e decoro di una Capitale.
E pure, della disfatta bisogna prendere atto, purtroppo. Almeno questo è il pensiero di un Feltri in versione animalista. I cinghiali allo stato attuale delle cose suppliscono all’assenza di una giunta ad hoc in tema di rifiuti. Quindi spezza una lancia per loro.”Certamente non sono animali elegantissimi, hanno pure fama di essere aggressivi: però è un fatto che siano i soli ad arginare il dilagare dei rifiuti. Per un motivo semplice: li mangiano essendone ghiotti. In effetti, poveracci, nelle campagne non trovano di che nutrirsi; e, non essendo scemi come gli uomini, raggiungono la capitale che è cosparsa di monnezza”. E qui, nella Città Eterna, “pescano sempre qualcosa da mettere sotto i denti”. Il risultato almeno è consolante, sia pure non risolutivo e poco decoroso, prosegue il discorso paradossale Feltri: “E in tal modo alleggeriscono le strade dalle schifezze abbandonate dai romani; non perché siano sozzoni, piuttosto perché la raccolta dei rifiuti e lo smaltimento dei medesimi sono leggende metropolitane“.
Il paradosso: “Cinghiali provvidenziali”
I cinghiali sono degli “animali provvidenziali”, prosegue. “Se gli spazzini non esistono; e la distruzione delle porcherie è una attività sconosciuta, ovvio che subentrino i cinghiali per occuparsi della nettezza urbana”. “In loro assenza si realizzerebbe un disastro”: il Lazio non si è mai dotato di termo-valorizzatori ed è costretto a inviare i rifiuti “in altre regioni munite di impianti appositi; o addirittura all’estero, il che comporta costi stratosferici”. E’ la fotografia della realtà, purtroppo, ad essere inaccettabile e prestarsi ad ogni paradosso possibile immaginabile. In una città di cui il sindaco Gualtieri, oltre a fare un’infornata di nomine, non sembra avere contezza. Oltre a fare promesse che non mantiene, tipo: “Pulirò Roma entro Natale”. Un’altra leggenda metropolitana per dirla con Feltri. Salvo poi rettificare: “non era una promessa, era un impegno”. Che non c’è.
di Gabriele Alberti
20 Gennaio 2022
(Fonte SECOLO d’Italia)