Trattiamo gli animali come figli, ma è giusto? Cani e gatti non sono bambini

Le parole di Papa Francesco hanno sollevato un vespaio di critiche sui social e tra le associazioni animaliste. Ma siamo sicuri di fare il bene dei nostri amici a quattro zampe non trattandoli secondo la loro natura?

«Tante coppie non hanno figli perché non vogliono, o ne hanno uno e non di più, ma hanno due bei cani e due gatti che occupano il posto dei figli. Questo rinnegare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità»: le parole del Papa, pronunciate lo scorso 5 gennaio parlando a braccio durante la prima udienza generale del nuovo anno, hanno suscitato un vespaio di polemiche, sui social e fra le associazioni animaliste.

Secondo il presidente della Lav, Gianluca Felicetti, «è brutto mettere sempre in alternativa umani e altri animali. Peraltro la maggior parte di cani e gatti vivono in famiglie con figli!». Ancora più dura la replica dell’Enpa: «Le coppie accolgono con amore anche le piccole vite, come fa ogni persona di buon cuore. Santità, guardi alla Chiesa che alleva eserciti di suore e preti votati alla non riproduzione e che in genere sono ostili agli animali!». L’Oipa, infine, ricorda al Papa «gli enormi sacrifici che i volontari sopportano pur di salvare vite altrimenti ignorate dalle autorità e dalle istituzioni» e aggiunge che «chi sente che la vita è sacra ama la vita al di là delle specie».

Non è la prima volta che il Papa si esprime in questi termini: lo aveva già fatto in una lontana intervista, quand’era vescovo di Buenos Aires, e lo ha ripetuto altre volte, per esempio rispondendo alle domande dei fedeli, nella basilica di San Giovanni in Laterano, in apertura del convegno sulla famiglia promosso nel giugno 2016 della diocesi di Roma: «Oggi l’Italia ha un tremendo calo delle nascite, credo che l’indice demografico sia sotto zero. Tutto è cominciato con la cultura del benessere vent’anni fa. Ho conosciuto tante famiglie che preferivano avere dei gatti o un cane a casa piuttosto che fare un figlio, perché fare un figlio non è facile e poi bisogna portarlo avanti…».

Non spetta a me difendere Papa Francesco, anche se è indubbio che il calo demografico in Occidente sia un fenomeno con cui fare i conti, così come è vero che – indipendentemente dalla maternità e dalla paternità – un certo numero di umani sviluppa nei confronti degli animali da compagnia un attaccamento a volte morboso, e probabilmente squilibrato. Ma, che ci sia o no un nesso fra il fare meno figli e l’adottare più cani e gatti, il punto su cui riflettere a me sembra un altro: che ne pensano gatti e cani del nostro affetto verso di loro? Sebbene il Papa non sia un etologo cognitivo, il senso delle sue parole riveste un grande interesse, e coglie un elemento di verità.

Dal punto di vista degli animali – che è poi l’unico che dovrebbe interessarci, quando scegliamo di vivere con loro – il rapporto con noi umani non ha nulla a che fare con quello di un figlio verso i genitori (o i nonni, o gli zii), per la buona e semplice ragione che cani e gatti non sono bambini (né pupazzi). Eppure spesso li trattiamo così: non soltanto li vezzeggiamo e li coccoliamo, ma c’è chi li porta sempre con sé in una borsetta o in uno zaino, chi li infiocchetta di cappottini e cappucci, chi spende una fortuna per cibi tanto apparentemente raffinati quanto artefatti, pieni di additivi e lontanissimi da ciò che un carnivoro con quattro canini tanto splendidi quanto affilati può desiderare, chi compulsivamente li lava e li profuma (cancellandone così l’odore, che nella comunicazione animale è essenziale), chi li fa mangiare con sé a tavola e persino al ristorante (mi è capitato di assistere a questa scena neanche un mese fa), chi li porta a spasso in braccio anziché farli correre liberi… e si potrebbe continuare a lungo.

I gatti e soprattutto i cani si abituano a tutte, o quasi, le bizzarrie dei loro compagni umani, e dunque non si può parlare in questi casi di maltrattamenti: e tuttavia poco ci manca, se prendiamo come riferimento non le nostre nevrosi, ma il benessere degli animali. I quali hanno certamente bisogno di affetto – sono mammiferi come noi –, ma hanno anche, e soprattutto, bisogno di vivere come cani e come gatti: hanno bisogno di correre, di sporcarsi, di cacciare, di fare la lotta, di arrampicarsi, di dilaniare un pezzo di carne o masticare un osso, di rotolarsi nel fango, di scomparire alla nostra vista per un po’, di esplorare il mondo anche senza di noi. Il rapporto con i nostri animali da compagnia può essere, e spesso è, strettissimo, ma deve vivere di autonomia e rispetto reciproci, di mutuo riconoscimento della propria diversità. Un cane sa perfettamente di non essere un umano: com’è possibile che molti umani non sappiano che un cane è un cane?

di Fabrizio Rondolino

8 Gennaio 2022

(Fonte IL CORRIERE DELLA SERA| Bonnie&Co)

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