Si pensa ad un cambio a partire dai Giochi di Los Angeles del 2028 dopo le proteste delle associazioni animaliste per come sono stati trattatati alcuni dei cavalli degli atleti a Tokyo 2020
Dopo 110 anni di onorato servizio olimpico, l’equitazione sta per abbandonare uno degli sport più esclusivi (e discussi) del programma dei Giochi: il pentathlon moderno. Una fuga necessaria alla sopravvivenza stessa della disciplina, anticipata da indiscrezioni della stampa inglese e confermata giovedì notte dalla International Modern Pentathlon Union che ha spiegato di star lavorando alla ricerca di «un conveniente rimpiazzo per la prova di equitazione nella disciplina del pentathlon moderno» scegliendola tra «quelle che incrementino la popolarità e la credibilità di questo sport, preservino il suo status e il livello fisico e mentale della sfida lanciata da Pierre de Coubertin».
La leggenda vuole che a inventare il pentathlon moderno sia stato proprio il padre dell’olimpismo, il barone Pierre de Coubertin, che introdusse la disciplina ai Giochi di Stoccolma 1912 per celebrare la vita (dura) dei soldati del XIX secolo che per sfuggire alla morte dovevano saper nuotare e correre veloci, tirare di spada e di pistola e combattere in groppa a cavalli montati magari per la prima volta. Con (fortunatamente) meno guerre in circolazione, con i praticanti che si stanno rarefacendo (sono quasi tutti militari) il pentathlon è da tempo in crisi profonda. Un colpo durissimo alla sua credibilità e al suo futuro è arrivato durante le Olimpiadi di Tokyo quando — grazie a un video — si scoprì che l’allenatrice del team tedesco, Kim Raisner, aveva colpito duramente il povero cavallo Saint-Boy reo di aver disubbidito prima e disarcionato poi la fantina del team nazionale, Annika Schleu. Scandalo enorme, coach radiato, credibilità dello sport scesa sotto zero. Anche perché a Tokyo sono stati almeno sei i cavalli che si sono rifiutati di saltare o hanno avuto problemi durante le gare, provocando l’ira delle associazioni animaliste.