Biodiversità a rischio
Il governo degli Stati Uniti dichiara estinte 23 specie di animali tra cui lo splendido picchio dal becco d’avorio. Si tratta di una decisione straordinaria da parte dell’agenzia che si occupa della protezione della fauna e della flora selvatica che raramente in questi anni ha abbandonato la speranza di trovare traccia di una pianta o di un animale. Da quando l’Endangered Species Act è diventato legge nel 1973, solo 11 specie sono state dichiarate estinte. Questa volta sono gli scienziati a gettare la spugna e avvertono che il cambiamento climatico e altre pressioni sull’ambiente potrebbero rendere questi eventi più comuni. Tra le 23 specie dichiarate estinte dall’U.S. Fish and Wildlife Service la più nota è il picchio dal becco d’avorio. Negli ultimi decenni, apparizioni sporadiche e non confermate di questo volatile hanno riacceso la speranza e dato il via a missioni di ricerca alla fine risultate infruttuose nelle paludi di Arkansas, Louisiana, Mississippi e Florida. Altre specie come la cozza di Marshall, una cozza d’acqua dolce nel sud-est degli Stati Uniti, sono state osservate in natura solo poche volte e mai più viste. I fattori che stanno dietro queste estinzioni sono vari: l’eccessivo sviluppo, l’inquinamento dell’acqua, il disboscamento, la concorrenza di specie invasive, uccelli uccisi per le piume e animali catturati da collezionisti privati. Queste 23 specie erano inserite nelle lista delle specie in pericolo dagli anni Sessanta. L’annuncio ufficiale di oggi dà il via a un periodo di tre mesi di confronto scientifico prima che l’estinzione di queste specie venga sancita definitivamente. In tutto il mondo, è stata documentata l’estinzione di circa 902 specie. Il numero reale è probabilmente molto più alto perché alcune specie non sono mai formalmente identificate. Secondo alcuni scienziati la Terra sta vivendo una vera e propria “crisi di estinzione” con flora e la fauna che scompaiono a un ritmo 1.000 volte superiore rispetto al tasso storico. Per alcuni scienziati è possibile che alcune delle specie dichiarate estinte oggi riappaiano in futuro e l’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), l’organizzazione che monitora le estinzioni a livello globale, non ha ancora inserito il picchio dal becco d’avorio tra gli animali scomparsi dal pianeta perché potrebbero essercene ancora esemplari a Cuba. Le Hawaii sono il luogo con il maggior numero di specie sulla lista – otto uccelli di bosco e una pianta. Il più recente ad estinguersi è stato il piccolo poʻo-uli, un tipo di uccello scoperto nel 1973. Alla fine degli anni ’90 ne erano rimasti solo tre – un maschio e due femmine. Dopo una serie di tentativi falliti di accoppiare in natura, il maschio fu catturato per una potenziale riproduzione e morì nel 2004. Le due femmine non sono state più viste. Dal 1975, 54 specie sono state depennate dalla lista delle specie in pericolo perché sono riuscite a riprodursi in natura, tra queste l’aquila calva, il pellicano marrone e la maggior parte delle megattere. Il cambiamento climatico sta rendendo la ripresa delle specie a rischio più difficile a causa dell’estremizzarsi di fenomeni come siccità, inondazioni, incendi e sbalzi di temperatura. Anche il modo in cui vengono salvate sta cambiando. Non ci si concentra più sulle singole specie, per non parlare dei singoli uccelli. Secondo gli scienziati l’obiettivo prioritario ora è quello di preservare il loro habitat, che aumenta le possibilità di sopravvivenza di tutte le specie che vi abitano.
29 SETTEMBRE 2021
(Fonte RAI NEWS)