L’organizzazione Sea Shepherd: «Una strage che ci ha lasciati senza parole»
Ogni anno il mare delle Isole Faroe si tinge di rosso, del sangue di centinaia di delfini massacrati in un rito che ormai ha reso famoso quell’arcipelago tra Islanda e Norvegia a governo autonomo che fa parte del Regno di Danimarca.
«È stata una caccia brutale. Una caccia senza senso che alla fine ha significato l’uccisione dell’intero pod di delfini composto da almeno mille esemplari – ha commentato lo Sea Shepherd – . Un massacro che ci ha lasciati senza parole».
Quest’anno sono stati 1428 i delfini, esemplari di lagenorinci dai denti obliqui, finiti vittime della Grindadrap, la caccia in cui i cetacei vengono sospinti da motoscafi verso la riva e radunati. Lì poi vengono uccisi a riva usando arpioni e persino trapani elettrici.
Una pratica approvata dalle autorità faroesi, ma non dalla Commissione internazionale per la caccia alle balene. Eppure la maggior parte dei faroesi considerano importante questa caccia che vede gli abitanti coinvolgere anche i bambini come in una sorte di antica tradizione che deve essere tramandata.
Il gruppo ambientalista Blue Planet Society ha definito la caccia un “massacro” e ha invitato la Danimarca e l’Unione Europea ad agire per «salvare i delfini protetti da questi abitanti completamente irresponsabili delle Isole Faroe». Uno dei volontari dell’organizzazione ha creato una petizione online per fermare la caccia di delfini e piccole balene che ha già raggiunto più di 500.000 firme.
di Fulvio Cerutti
14 settembre 2021
(Fonte La Stampa | LaZampa.it)