La verità nascosta dietro al Brasile che brucia: la deforestazione causata dagli allevamenti intensivi di animali

Le fiamme bruciano tutto. Metro dopo metro, distruggono tutto quello che trovano. Migliaia di ettari di foreste e vegetazione. Uccidono gli animali, cancellano il loro habitat. Il Brasile, polmone verde del mondo, viene divorato dagli incendi. Ma che cosa c’è dietro a questo disastro? Una risposta arriva da un’investigazione dell’organizzazione Animal Equality condotta nello stato del Mato Grosso per indagare sugli incendi nelle foreste del Pantanal (la più estesa pianura alluvionale sul pianeta) e nel Cerrado (riconosciuto come la savana più ricca di biodiversità al mondo). Due aree che nel 2020 hanno visto oltre la metà della regione del Cerrado deforestata insieme con il 29 per cento del territorio del Pantanal. 

L’industria della carne dietro deforestazione e incendi: ecco perché il Brasile brucia

Secondo una ricerca di MapBiomas, il 99,8 per cento della deforestazione in Brasile lo scorso anno ha mostrato segni di attività illegale: in Brasile (il più grande esportatore mondiale di carne bovina) gli allevamenti intensivi e i macelli industriali sono responsabili di oltre l’80 per cento della deforestazione e si stima che il 98 per cento di questi incendi sia stato appiccato da allevatori di bestiame per disboscare le foreste.

Nel Mato Grosso, gli investigatori di Animal Equality hanno documentato gli incendi e intervistato chi era in prima linea per cercare di fermarli: dalle testimonianze «emerge che gli allevatori possiedono terreni con foreste native (o invadono terreni statali) e appiccano illegalmente fuochi per liberare la terra al fine di creare pascoli e allevare bestiame. Gli stessi allevatori che hanno dato fuoco alle terre per fare posto a pascoli e a coltivazioni di soia non sono stati puniti». 

Durante il tentativo di sfuggire agli incendi, molti animali domestici (in particolare bovini) e selvatici sono stati gravemente feriti con ustioni. I loro zoccoli e le loro zampe erano così bruciati che hanno finito per perdere tutto il tessuto cutaneo e i muscoli fino all’esposizione dell’osso. Oltre a provocare un dolore intenso, queste gravi ustioni rendono impossibile muoversi correttamente in cerca di cibo e acqua. Alcuni di questi animali sono stati trovati da volontari che hanno prestato servizio veterinario, tuttavia molti sono morti lentamente e agonizzanti a causa di complicazioni causate dalle ustioni non curate;

Le savane del Cerrado sono deforestate al fine di essere adibite per la maggior parte alla coltivazione di soia. L’80 per cento di soia nel mondo è utilizzata per nutrire gli animali, la stragrande maggioranza dei quali negli allevamenti intensivi e il Brasile è il più grande esportatore di carne bovina e soia al mondo: con quasi il 20 per cento delle esportazioni totali di carne bovina (destinate a diventare il 23 per cento entro il 2028 secondo il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), il Brasile è il più grande produttore mondiale di carne e distribuisce i propri prodotti in 145 paesi. Il più grande importatore di carne bovina brasiliana è la Cina, che comprende il 42,2 per cento delle esportazioni del paese. Gli altri mercati principali in ordine decrescente includono Hong Kong, Unione Europea, Egitto, Cile, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Russia. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno importato dal Brasile 319,2 milioni di dollari di carne bovina.

Più la domanda globale di carne sul mercato cresce, più gli allevatori continuano ad aumentare la loro produzione, più cresce il loro bisogno di spazio per i pascoli. Questa indagine evidenzia quindi come la produzione di carne e di soia incoraggi e provochi gli incendi e la deforestazione delle regioni del Pantanal e del Cerrado.

A integrazione dell’indagine condotta nel 2020, vi sono i risultati di una precedente inchiesta realizzata nel settembre 2019 nello stato del Pará, altro stato brasiliano riconosciuto per la deforestazione della foresta pluviale amazzonica. Le immagini raccolte da Animal Equality rivelano che all’interno dei macelli della regione, dove non è richiesta alcuna documentazione per l’acquisto dei bovini, gli animali vengono macellati in modo crudele e non vengono rispettate le norme sanitarie che garantiscono la sicurezza alimentare. Ciò consente agli agricoltori di eludere il sistema e di vendere i loro animali allevati in aree deforestate illegalmente per essere venduti e uccisi.

Un quinto (il 17 per cento circa) della carne bovina importata in Unione europea dal Brasile è legato alla deforestazione illegale (in Amazzonia e in Cerrado). L’Italia, con oltre 1 milione di tonnellate, è il primo importatore europeo di carne bovina dal Brasile. L’Italia, secondo i calcoli di Etifor, ha indotto in media una deforestazione associata al consumo di carne compresa fra i 5.900 e gli 11.153 ettari all’anno. Inoltre, secondo lo studio The rotten apples of Brazil’s agribusiness, il 20 per cento della soia e il 17 per cento della carne bovina consumate in Europa potrebbero provenire da deforestazione illegale.

«Al fine di garantire che l’accordo commerciale UE-Mercosur non aggravi i maltrattamenti sugli animali e la distruzione ambientale legati alla produzione illegale di carne bovina in Brasile – si legge nella nota –, Animal Equality chiede all’Unione europea di non ratificare l’accordo commerciale UE-Mercosur fino a quando l’UE non adotterà un’opportuna legislazione che regoli i prodotti importati con standard specifici per il benessere degli animali e la sostenibilità ambientale.

di Fulvio Cerutti

07 Settembre 2021

(Fonte LA STAMPA | LaZampa.it)