La conclusione cui giunsero i tecnici e i funzionari dell’ASL fu chiara: il numero di cani ospitati fu di 619, una situazione di soprannumero rispetto a quello autorizzato dalla stessa ASL, di 448 cani. La società Val Srl”, attraverso l’avvocato Alfredo Zaza D’Aulisio, nel ricorso promosso davanti il Consiglio di Stato, rese noto, però, due numeri differenti: quello di 604 cani autorizzati e di 602 cani “in presenza”. Semmai fosse, il canile di Gaeta si è trovato a far fronte ad una situazione irregolare ed illegittima. Il Consiglio di Stato lo motiva pure tra il silenzio assordante negli ultimi anni di alcune zelanti associazioni animaliste della zona: il canile di Gaeta non ha rispettato le precedenti prescrizioni dell’ufficio veterinario della stessa ASL secondo le quali il riscontrato soprannumero ha impedito le ordinarie attività di “sgamba mento” dei cani che evidentemente non possono essere tenuti permanentemente nei box.
Il Consiglio di Stato, davanti al quale si sono costituite in giudizio l’ASL di Latina e la Regione che hanno ottenuto un risarcimento legale di 3000 euro ciascuna, ha fatto rilevare come prevalga in queste circostanze l’interesse dell’autorità sanitaria consistente della salute pubblica e nel benessere degli animali da rifugio rispetto all’interesse economico manifestato dal canile di Gaeta in relazione alle quote pro capite che l’ASL, attraverso la Regione Lazio, riconosce per ogni cane ospite del rifugio della “Val Srl”. Il Consiglio di Stato ha chiesto, di fatto, di portare ordine nella gestione dei canili operanti sul territorio del sud pontino chiamando pesantemente in causa i comuni del sud pontino. Il 4 ottobre 2018 avevano ricevuto un fortissimo richiamo del dirigente dell’ufficio veterinario dell’ASL Daniele Cavalli che chiedeva rispettivamente alla società “Val Srl” e ai sindaci dei comuni di Castelforte, Formia, Gaeta, Minturno, Ponza, Santi Cosma e Damiano, Sperlonga e Spigno Saturnia di non ricevere e di inviare cani randagi più presso il “Dog’s village” di Gaeta.
Si chiedeva, in sostanza, il rispetto della determina dirigenziale dell’ASL numero 6 del 10 luglio 2018 relativamente al blocco degli ingressi sino a quando non fosse stata accertata la reale presenza dei cani in base alle indicazioni della stessa autorità sanitaria ed il canile non avesse ottenuto il titolo autorizzativo. E invece da quasi tre anni i comuni, per far fronte ad eventuali disagi di natura igienico sanitaria, hanno continuato ad inviare a Gaeta i cani randagi più di quanto avrebbero potuto e dovuto con innegabili danni di natura erariale che, alla luce dell’ordinanza firmata dall’ex Ministro Frattini, la Procura regionale della Corte dei Conti potrebbe accertate.