I ricercatori l’hanno scoperta a Sulawesi, in un paese che si conferma uno scrigno prezioso di antiche testimonianze artistiche rupestri. I dettagli su Science Advances.
Il team di Brumm, poco più di un anno fa, finiva infatti al centro dell’attenzione degli appassionati di antropologia per l’annuncio che proprio a Sulawesi era stata scoperta una pittura rupestre vecchia di 44 mila anni, un dipinto con oggetto una scena di caccia di animali locali da parte di figure simil-umane. Figure così particolari che a suo tempo avevano incuriosito gli addetti ai lavori, che avevano ipotizzato anche un significato religioso a loro associato.
Ma gli scavi e le ricerche nella stessa area portano oggi a superare il primato di quella scena di caccia come arte figurativa, come raccontano i ricercatori sulle pagine di Science Advances. Nella stessa zona infatti – un’area carsica nel sud dell’isola di Sulawesi, nota come Maros-Pangkep – il team di Brumm ha identificato due nuove figure di animali interessanti. Si tratta probabilmente di rappresentazioni del cinghiale dalle verruche di Sulawesi (Sus celebensis), ma di età diverse, come stimato grazie alle analisi di radiodatazione effettuate sui depositi sopra i disegni (come effettuato in passato).
Quello del sito di Leang Balangajia 1, raffigurante un cinghiale con alcuni stencil di mani, ha un’età minima stimata di circa 32 mila anni. Quello del sito di Leang Tedongnge invece potrebbe avere un’età minima di circa 45 mila anni, ed essere così, anche se di poco, più vecchio della scena di caccia. Protagonisti del dipinto, sui toni del rosso, anche in questo caso sono stencil di mani e alcuni cinghiali, tre in tutto, forse impegnati in quelle che i ricercatori descrivono come un’interazione sociale. Che da oggi potrebbe diventare particolarmente famosa. Secondo quanto scrivono gli esperti, infatti, potremmo essere di fronte non solo al più vecchio dipinto di un animale, ma alla più antica testimonianza di arte figurativa conosciuta, realizzata, con tutta probabilità, da membri della nostra specie, cognitivamente e anatomicamente moderni. E tutto questo, concludono gli autori, non fa altro che confermare che l’atto di raffigurare storie attraverso queste rappresentazioni era parte del bagaglio culturale delle popolazioni di questo luogo in questo periodo.
di Anna Lisa Bonfranceschi
19 gennaio 2021
(Fonte LA REPUBBLICA | Scienze)