Il 16 giugno dopo che la Lega Antivivisezione aveva protestato contro il progetto LightUp – autorizzato dal comitato etico del Consiglio Europeo della Ricerca, dall’organismo preposto al benessere animale dell’Università di Parma, e infine dal ministero della Salute (previo parere del Consiglio Superiore di Sanità) e finanziato dall’Erc (Consiglio europeo delle ricerche) – rispondendo a una notizia del blog 24Zampe che riportava una dichiarazione dell’allora ministra della Salute, Giulia Grillo, sull’iter autorizzativo del progetto, cinguettava: “Una verifica????ma questo ministro della salute ha idea di quali sofferenze sono imposte a questi poveri animali per sperimentazioni? NULLA giustifica queste torture, altro che “ricercatori”, evito ogni definizione”.Il secondo tweet porta la data del 21 giugno 2019 e replicava a un post della stessa Lav dal titolo #CIVEDIAMOLIBERI: SALVIAMO I MACACHI DI TORINO” scrivendo: “Magari la sindaca di Torino può chiedere alla sua collega di partito Ministra della Salute di far cessare le torture sui macachi proprio nella sua città! Gliene saremmo tutti molto grati!”. Vale la pena ricordare che l’articolo 111 della Costituzione recita anche che: “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.La vicenda giudiziaria della sperimentazione è lunga e travagliata e il 28 gennaio i giudici presieduti da Frattini ne decideranno il destino. In ottobre era stato deciso di sottoporre alla Fondazione “Bietti” per lo studio e la ricerca in Oftamologia di rispondere entro 70 giorni a quattro domande per poi decidere nel merito sui test. I quattro quesiti erano stati elaborati per una verifica in modo che si potesse “contemperare il fondamentale principio del favor per la ricerca libera ed originale con il principio altrettanto fondamentale – qui rafforzato dalla speciale protezione accordata ai primati non umani – per cui anche la libera ricerca deve e può essere condotta solo nel comprovato rispetto delle condizioni per la sperimentazione su tali specie di animali vivi”. I ricercatori di Parma e Torino e le rispettive università hanno più volte ribadito che non esistono alternative al modello animale e che “la piccola lesione nella corteccia visiva” viene praticata in anestesia generale” e non rende ciechi i primati. La ricerca, secondo i professori Luca Bonini e Marco Tamietto, “potrà dare contributo” a studi per riabilitare chi ha perso la vista in seguito a traumi o malattie come l’ictus. Per la Lav invece la sperimentazione è inutile nonché dolorosa per gli animali che ne fanno parte. I due ricercatori sono stati oggetto di minacce nei mesi scorso e il professor Tamietto ha anche ricevuto nell’estate del 2019 una lettera con un proiettile.
A quanto ha appreso il fattoquotidiano.it la Fondazione “Bietti” ha depositato nei giorni scorsi la relazione come richiesto dai giudici e sarà quella relazione probabilmente a chiudere definitivamente il caso. Prima del congelato (il secondo, ndr) dello scorso ottobre da parte del Consiglio di Stato, il 2 giugno del 2020 il Tar aveva dato il via libera alla sperimentazione. La motivazione era una ricerca, “che prevede lo studio di funzionalità cognitive superiori”, non può prescindere dal modello animale e in particolare dai primati per poter traslare in futuro i risultati sugli umani. In questo caso specifico persone diventate cieche dopo un trauma o un ictus, per esempio, e che ogni anno in Italia riguarda circa 100mila persone. Per i giudici del Tribunale amministrativo non c’era evidenza, al momento, dell’”esistenza di metodi alternativi impiegabili in sostituzione del modello animale”. Prima di questa decisione lo studio era stato congelato dal Consiglio di Stato il 25 gennaio scorso dopo un ricorso presentato dalla Lega Antivivisezione contro un precedente verdetto del Tar.
di Giovanna Trinchella | 8 GENNAIO 2021