Nel 1981 erano appena una ventina e destinati all’estinzione. Oggi, grazie a buone politiche di conservazione, si avviano verso i duecento esemplari
Da qualche settimana il Kaki Recovery Programme, che unisce organizzazioni come Te Manahuna Aoraki e Global Wildlife Conservation (GWC) nel tentativo di preservare il futuro di questi uccelli, ha annunciato dati incoraggianti sul cavaliere nero: l’ultimo conteggio mostra un aumento del 31% degli animali.
“L’annuncio dell’aumento di esemplari è un omaggio a quasi quattro decenni di protezione, ricerca e gestione intensiva. I kaki hanno avuto un notevole incremento da quando erano sull’orlo dell’estinzione nel 1981 e la popolazione adulta era a un minimo di soli 23 uccelli” ha spiegato Eugenie Sage, ministro per la Conservazione neozelandese.
Anche Wes Sechrest, capo scienziato e ceo di GWC, loda lo sforzo portato avanti: “L’impegno della Nuova Zelanda di invertire la tendenza al declino e all’estinzione delle specie autoctone dimostra la leadership nella conservazione della biodiversità” ha dichiarato.
Al momento il Doc, dipartimento della conservazione neozelandese, sta curando 116 pulcini e 11 kaki adulti. Cifre che aumentano la speranza per un futuro roseo del cavaliere nero. “Con questi sforzi impressionanti – chiosa Sechrest del GWC – speriamo davvero di vedere i kaki in natura uscire dall’orlo dell’estinzione”.