Federica Pirrone, etologa veterinaria della Statale di Milano e autrice del libro “Unʼetologa in famiglia” spiega: “Stiamo valutando come la qualità della vita delle persone e dei cani e gatti è cambiata, e continua a cambiare, col variare delle misure di isolamento sociale”
Coronavirus e lockdwon hanno stravolto la nostra vita quotidiana, è indubbio. Anche per gli animali domestici il rapido cambiamento di abitudini potrebbe avere avuto ricadute, ripercussioni, effetti. A quello che per ora è un’intuizione sta cercando di dare risposte chiare il Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Milano con uno studio ad hoc. Ne abbiamo parlato con Federica Pirrone, etologa veterinaria dell’Università Statale di Milano e autrice del libro “Un’etologa in famiglia”.
Nello studio che state conducendo sull’effetto che COVID-19 e il conseguente lockdown hanno avuto sugli animali domestici, che cosa avete potuto constatare finora?
Noi stiamo valutando come la qualità della vita, cioè il benessere emotivo, sociale e fisico, delle persone e dei cani e gatti è cambiata, e continua a cambiare, col variare delle misure di isolamento sociale. Lo studio è in corso, quindi non disponiamo ancora di risultati preliminari. Possiamo, però, ipotizzare due possibili scenari: gli animali da compagnia potrebbero aver apprezzato la maggior presenza dei loro proprietari, oppure potrebbero aver fatto fatica ad adattarsi ad una maggior richiesta di interazione.
Come hanno vissuto cani e gatti l’inusuale e prolungata presenza in casa dei loro proprietari? In che modo hanno interpretato il cambiamento? Come fonte di stress o di piacere?
Il lockdown è stata un’esperienza pesante per noi, e questo può averci resi conviventi non sempre facili.
La rottura, improvvisa e protratta, degli schemi e delle abitudini può aver avuto conseguenze sul piano emotivo e comportamentale in entrambe le specie. I cani sono animali altamente sociali, che trovano forza e sicurezza nel gruppo, e quindi molti di loro hanno certamente tratto giovamento dall’opportunità di trascorrere molto più tempo in nostra compagnia. Altri, però, possono invece aver patito per la sensazione di affollamento e per la mancanza di spazi propri.
Va considerato che, oltre alla ridotta privacy in casa, si è notevolmente, e improvvisamente, ridotta anche la loro possibilità di uscire. La passeggiata, per lungo tempo, è stata sostituita da un rapido giro in prossimità dell’abitazione e questo ha causato, ad esempio, una riduzione delle interazioni sociali e delle occasioni di scaricare le energie fisiche e mentali. Insomma, i cani si sono trovati costretti in un ambiente meno stimolante. A pagarne di più le conseguenze sono stati forse i cuccioli e i soggetti giovani, in generale, che hanno perso la possibilità di fare esperienze sociali e ambientali nuove e varie, in un momento critico del loro sviluppo comportamentale, e questo potrebbe anche avere effetti a lungo termine.
Anche i gatti formano un legame affettivo con i proprietari, di cui riconoscono addirittura la voce, e possono mostrare problemi di ansia quando vengono lasciati da soli. Tuttavia, noi tendiamo a considerarli più indipendenti perché manifestano i propri stati emotivi in maniera più sottile rispetto ai cani, con modalità che possono farli passare inosservati, e farli a noi apparire, erroneamente, disinteressati. Il gatto, inoltre, tollera ancora meno del cane le variazioni nell’ambiente in cui vive, quindi anche quello domestico, e molti di noi, costretti in casa, hanno approfittato di questo periodo per dar fondo alla propria creatività, cambiando la disposizione dei mobili o degli oggetti, e quindi alterando l’aspetto della casa. Altri, si sono dedicati a pulizie e manutenzioni straordinarie, che possono aver disturbato la tranquillità dei gatti. Per non parlare dell’utilizzo molto maggiore, rispetto al solito, che tutti abbiamo fatto di prodotti detergenti e disinfettanti, spesso dall’odore pungente, a cui è noto che i gatti sono estremamente sensibili. Tuttavia, non tutti gli animali sono uguali, e per questo nel nostro studio teniamo conto anche delle differenze individuali, raccogliendo informazioni, ad esempio, sulla personalità.
In che modo hanno interagito con i loro padroni? Sono stati sempre una risorsa per affrontare le difficoltà oppure a volte vissuti come un impegno ulteriore?
Noi vorremmo proprio capire se le persone che convivono con un cane o con un gatto hanno trovato, e continuano a trovare, sollievo nei propri animali, per vivere meglio questa situazione. Certo i proprietari di cani hanno goduto, se così si può dire, del privilegio di uscire qualche volta al giorno, per consentire all’animale l’espletamento delle esigenze fisiologiche.
Per quanto riguarda i proprietari di gatti, sappiamo da molte ricerche che la vicinanza di un gatto riduce i livelli di ansia e di stress e influisce positivamente sugli stati depressivi. Accarezzarlo provoca una diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, quindi di fatto ha un effetto rilassante. Certo, non possiamo escludere che doversi prendere cura dell’animale in questo periodo di grosse preoccupazioni e limitazioni possa aver rappresentato una fonte di stress. Per gli aspetti economici legati alla gestione dell’animale ma non solo, anche per le difficoltà che può aver incontrato chi ha animali che hanno avuto bisogno di cure medico veterinarie, o che soffrono di problemi comportamentali, come i cani che necessitano di fare molto esercizio.
Nel tuo libro “Un’etologa in famiglia” le similitudini tra specie umana e animale sembrano confermare che davvero a loro e alla Natura ci possiamo rivolgere per capire qualcosa in più di noi e del mondo che ci circonda.
Come dice Seneca, siamo tutti onde dello stesso mare, foglie dello stesso albero, fiori dello stesso giardino, e quindi non dobbiamo sorprenderci nel ravvedere omologie nel comportamento di specie animali diverse. La verità è che non esiste un noi e un loro, esistono individui diversi uno dall’altro, anche all’interno della stessa specie. Questa è la Natura, secondo me, e tutto ciò ci conferma, soprattutto, che l’essere umano deve avere rispetto e prendersi cura di se stesso e di tutti gli altri esseri viventi che ne fanno parte.
Il libro ci racconta il regno animale attraverso i membri di una famiglia: madri, padri, figli e parenti. Come ti è venuta questa suggestione?
Noi siamo tutti membri di una famiglia: ciascuno di noi è almeno genitore, figlio, nipote, nonno, o riveste anche più d’uno di questi ruoli. Ai nostri tempi, i tempi della COVID19, insomma, con una parola sola si può dire che ognuno di noi è un congiunto! Una volta messo a fuoco questo, ho iniziato a scrivere.
Non soltanto gatti e cani, ma anche insetti e uccelli trovano spazio in queste pagine e suscitano persino la nostra simpatia. Ci sono anche i pipistrelli così difficili da apprezzare in questo periodo e invece…
I pipistrelli sono fondamentali regolatori ecologici anche in area urbana, potentissimi insetticidi naturali, che purtroppo si stanno rarefacendo. Alcune specie compiono lunghe e faticose migrazioni, e in alcuni paesi si fa grande attenzione a fornir loro luoghi adatti per la sosta e il delicato letargo. Sono quei mammiferi volanti che rappresentano circa un terzo delle specie, ma sono concentrati soprattutto nelle zone tropicali. In Italia vivono esclusivamente specie insettivore, che utilizzano un complesso e raffinato sonar ultrasonico per localizzare le loro piccole prede volanti, e per muoversi con elegante agilità nella piena oscurità. La scienza li ha ampiamente scagionati dal reato di epidemia, dimostrando che il loro coronavirus, così come quello dei pangolini, non è sufficientemente simile da essere il progenitore diretto del SARS-CoV-2.
L’esempio dei pinguini ci insegna o conferma che la riproduzione non è nella natura delle cose e che la relazione con esemplari del proprio sesso è quanto invece di più spontaneo possa esistere…
Come racconto nel libro, le coppie omosessuali sono molto diffuse nel regno animale. Sono noti legami di coppia negli uccelli, tra i pinguini, ma anche tra femmine nei gabbiani, nei colombi, nelle oche selvatiche, nei diamanti mandarini e negli albatri di Laysan, in cui uno studio ha rivelato come fino al 30% delle coppie possa essere composto da sole femmine. Anche se, come ci ha insegnato Darwin, gli individui più adatti sono quelli che possono massimizzare il successo riproduttivo producendo il maggior numero di piccoli vitali, molti animali, umani e non umani, preferiscono partner dello stesso sesso. Sembra un paradosso, ma non lo è. L’accoppiamento tra individui dello stesso sesso può essere una strategia adattativa efficace quando, ad esempio, in una popolazione il rapporto tra i sessi si sbilancia a favore di uno dei due.
L’accoppiamento tra animali appartenenti al sesso più numeroso diventa, in questi casi, un’opzione alternativa utile per aumentare il proprio successo riproduttivo. Altre volte, come capita tra i bonobo, gli atti sessuali tra individui dello stesso sesso vengono utilizzati per ridurre i conflitti e migliorare i legami sociali. Ed essere socialmente legati ai membri di una comunità può aumentare l’accesso di un individuo a risorse come il cibo, la protezione e il supporto nella crescita dei piccoli. Nei grandi e grossi bisonti americani, i maschi giovani formano gruppi di scapoli, in cui molto spesso si assiste a scambi reciproci di favori sessuali al di fuori della stagione riproduttiva. Questo corteggiamento tra maschi è utile a neutralizzare l’aggressività e a promuovere la coesione. Più il gruppo è unito, minori sono i rischi di predazione, e ciò rappresenta un chiaro vantaggio per la sopravvivenza.
Qual è la storia più incredibile tra gli esempi che hai studiato che accomuna sorprendentemente animali e uomini?
Se devo dire la verità, è proprio il concetto stesso di famiglia. Un concetto che non conosce confini tra le specie. In qualsiasi società animale, infatti, funziona nello stesso modo: individui tra i quali esiste un legame di parentela, o di affinità, che cooperano, a vario titolo, e vivono sotto lo stesso tetto, sia esso fatto di fango, di roccia, o di laterizio, formano una famiglia.
Dal libro alla realtà: com’è il ruolo di etologa in famiglia? Ti calza? E i membri della tua famiglia come se lo vivono?
Mi calza a pennello. Essere un’etologa mi permette di soddisfare la naturale curiosità che ho sempre avuto nei confronti degli animali e dei loro comportamenti. Come diceva Mainardi, l’etologo è un po’ come un investigatore, che esplora il comportamento degli animali e ne svela i misteri.
Diventare un’etologa è stato anche il lasciapassare per gli animali in casa mia, e i miei familiari si sono rassegnati. Noi attualmente viviamo con un cane e due gatti. Del resto, hai mai visto un etologo senza i suoi animali?
1 giugno 2020
(Fonte TGCOM24)