Loro ci sono sempre stati nell’antica città di Petra, in Giordania. Ben prima che quel luogo diventasse un polo di attrazione turistica. E ora che con il confinamento gli esseri umani non ci sono, gatti, cani, uccelli e altre creature hanno preso il possesso della zona.
Normalmente, la città pullula di guide beduine e dei loro animali – cammelli, cavalli e asini – portando alcune delle migliaia di turisti al giorno nelle tombe e nei templi del sito scavati nella roccia colorata più di 2000 anni fa.
Da metà marzo, tutti i siti sono stati chiusi e gli operai rimandati a casa. I venditori di souvenir hanno lasciato tutte le loro merci sul posto, tanto è difficile che qualcuno possa rubare qualcosa. I gatti si rannicchiano in cima a pile di fodere per cuscini e tappeti tessuti a mano di fronte ai luoghi immortalati da migliaia di scatti diffusi sui social network.
Per terra ci sono i passeri, saltellano su quei sentieri normalmente affollati dai turisti. Il loro cinguettio è diventato sempre più forte e si sente dentro e fuori delle grotte. I cani randagi sembrano i più soli. Abituati a essere coccolati e nutriti dai turisti, vagano per il sito vuoto, arrampicandosi sulle colline e abbaiando a vicenda. I beduini del posto raccontano di aver visto anche dei lupi che si avventurano nella zona.
Tutti questi animali si godono la pace, ma vivono anche la sofferenza del doversi procurare cibo: dove ci sono i turisti, c’è sempre qualcosa da mangiare. Fra spazzatura o quello offerto, quasi tutti gli animali beneficiano della loro presenza. Oggi invece devono tornare a procurarselo e immancabilmente si ristabilisce la catena alimentare, dove c’è sempre qualcuno che mangia qualcun’altro. Ma questa è sono le leggi della natura.
8 maggio 2020
(Fonte La Stampa /La Zampa.it)