Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del TAR del dicembre scorso, ha dato ragione alla LAV ordinando la sospensione del famoso esperimento sui macachi dell’Università di Torino presso l’Università di Parma.
La Direzione Generale del Ministero della Salute secondo il Grado Supremo della Giustizia Amministrativa non ha provato, infatti, l’impossibilità di trovare alternative a una sperimentazione considerata invasiva sugli animali. È chi sperimenta su animali, infatti, secondo i giudici che deve provare che non esistono alternative, così come lo deve fare il Ministero della Salute che poi autorizza secondo Legge la procedura sperimentale.
Nella comparazione degli interessi, scrive la Corte, prevale l’interesse della LAV alla tutela degli animali. E ha condannato il Ministero e le Università a rifondere 3000 euro di spese legali all’Associazione.
Non è servita, quindi, la visita all’Università di Parma effettuata scandalosamente dal Ministero alle porte dell’udienza di ieri e depositata, peraltro fuori i termini previsti dalla Legge, che attestava che tutto andava bene anche se poi nulla era stato menzionato in merito ai parametri tecnici di stabulazione come luce, rumorosità, capacità di esercizio fisico, foraggiamento, attività di manipolazione e cognitive adeguate alla specie.
Finalmente con questa pronuncia si vuole fare chiarezza oltre il “muro di gomma” che difende un progetto sperimentale in cui emergono sempre di più requisiti mancanti, incongruenze e valutazioni di parte, e si ristabilisce l’importanza dell’interesse alla protezione degli animali, degni di tutela.
Ora la LAV, protagonista di una campagna dal titolo #civediamoliberi in corso dalla scorsa estate, sostenuta da più di 425.300 persone attraverso la petizione su Change.org, chiede al Ministro della Salute Roberto Speranza di revocare l’autorizzazione a questo esperimento che, evidentemente, i funzionari della sua Direzione Generale hanno fornito senza le dovute motivazioni, come affermato dal Consiglio di Stato, e chiede di portare in salvo i macachi che sono stati catturati in natura, trasportati dalla Cina e ingabbiati per un test peraltro già effettuato altre volte in altri Paesi, senza alcun risultato utile per i malati.
In più, altro risultato positivo di questi giorni, la Commissione di Bruxelles, in risposta a una interrogazione relativa al rapporto tra i fondi europei “Horizon 2020” e la Direttiva sulla protezione degli animali oggetto di sperimentazione, ha risposto che progetti come quello dell’esperimento sui macachi possono beneficiare di contributi comunitari, in questo caso ben 2 milioni di euro, solo ad autorizzazioni ottenute, cosa che all’epoca l’Università di Torino evidentemente non aveva.
24 gennaio 2020
(Fonte Sito LAV)
https://www.lav.it/news/vittoria-lav-cds-macachi-to