Le storie (e gli occhi tristi) nel canile Muratella di via della Magliana. L’abbandono “è un reato”
GLI ILLECITI
Cani che prima vivevano in strada insieme ai senzatetto oppure nei campi rom o che erano usati per i combattimenti clandestini.
Non a caso circa l’80% degli ospiti della struttura di via della Magliana sono pitbull meticci, una razza che viene usata proprio per le lotte. Un fenomeno sempre più frequente che istituzioni e associazioni cercano di combattere con campagne di sensibilizzazione e programmi. Tra i tanti c’è il progetto “Io non Combatto”, volto a prevenire i combattimenti e che vede la partnership della Fondazione Cave Canem e HSI (Human Society International- EU). Grazie a questo progetto e al supporto di educatori cinofili, gli animali vengono seguiti in un percorso di recupero comportamentale che gli permette di superare le difficoltà, abbandonando rabbia e aggressività. Tornando così ad essere i cuccioli amorevoli che erano alla nascita.
IL PICCO D’ESTATE
Ma in canile vengono portati anche animali che hanno vissuto una vita agiata, in famiglie che a un certo punto per i motivi più disparati non hanno voluto o potuto più tenerli. «O perché si scopre che un componente è allergico o per difficoltà economiche, trasferimenti in case inadatte. Ma anche perché chi si prendeva cura dell’animale è morto e gli eredi non possono occuparsi di lui o perché il proprietario del cane è una donna vittima di violenza trasferita in una struttura protetta dove però non può portare l’animale con sé», racconta Federico Fois, educatore che lavora al canile Muratella da 20 anni.
Ma ci sono anche casi immotivati, che aumentano a seguito dell’ “effetto vacanze” come osserva Maria Teresa Orlando, direttore della Direzione agricoltura e benessere degli animali di Roma Capitale. «In prossimità delle ferie estive spiega riceviamo ogni giorno tra le 10 e le 15 mail inviate da persone che dicono di avere difficoltà a gestire il cane e che quindi vorrebbe lasciarlo a Muratella o Ponte Marconi, l’altro canile gestito dal Comune. Poi, approfondendo i singoli casi, capiamo che si tratta di persone che con la scusa di dover partire per le vacanze vorrebbero portarli e non riprenderli più». I tentativi di abbandono dunque aumentano, ma spesso non si concretizzano perché per lasciare un animale in canile ci sono delle procedure da rispettare. «Di tutte le richieste di rinuncia alla proprietà – prosegue Orlando noi ne accogliamo circa il 20%. E quelle che vengono accettate arrivano dopo un’attenta verifica, che si basa sull’analisi di documenti che chiediamo di consegnarci. Tra questi, ad esempio, l’Isee o un certificato che dimostri che il proprietario del cane si trovi in una struttura sanitaria».
IL REATO E LE INIZIATIVE
L’abbandono degli animali è «un reato, previsto dall’articolo 727 codice penale, che viene punito con l’arresto fino ad un anno e una ammenda che può arrivare fino a 10 mila euro». Ma nonostante le conseguenze penali, gli abbandoni non si fermano e i canili diventano sovraffollati. Da qui le tante iniziative organizzate per incentivare le azioni, come la recente sfilata “Le vere star siamo noi” promossa dalla garante Prestipino in cui per un giorno gli animali, accompagnati dagli educatori, sono usciti dalle gabbie dei due canili comunali per sfilare e farsi conoscere nella speranza di essere adottati. Un’iniziativa che ha avuto i suoi effetti: «in un mese – dice Prestipino – 8 cani che avevano partecipato all’evento sono stati adottati» evitando così di vivere un’intera vita, abbandonati in un canile.