L’abbattimento
Boitani sostiene che dobbiamo «scegliere come controllare la presenza dei grandi carnivori, perché in Italia non è pensabile dedicare loro delle aree esclusive, visto che le nostre aree protette sono piccole e gli animali, come noi, si muovono e cercano cibo facile. Bisogna prendere delle decisioni politiche facendosi guidare dalla scienza. Vanno gestiti numeri, distribuzione e nostre attività, senza posizioni isteriche». Quella dell’abbattimento, aggiunge l’esperto, è una «decisione politica. Che va presa valutando gli elementi scientifici. Quanto accaduto non significa che quell’orso era cattivo, o che tutti gli orsi lo sono. È il risultato di un incidente, come se dieci auto si fossero scontrate in autostrada. Tuttavia, l’animale che ha ucciso Papi ha imparato una cosa nuova. Ed è giusto che sia abbattuto, perché potenzialmente pericoloso. La popolazione trentina è tale per cui la perdita di un orso maschio non la intacca. E non vedo perché un orso dovrebbe essere più sacro di altri animali».
«Evitate movimenti bruschi»
Secondo Antonio Liberatore, veterinario molisano che fa parte della rete di monitoraggio dell’orso bruno marsicano in Abruzzo, bisogna ricordare anche altro. «Se ci si trova davanti un orso, bisogna rimanere immobili, senza dargli le spalle né gridare. Si deve restare semplicemente fermi a guardarlo. Naturalmente ci vuole un po’ di sangue freddo», in primo luogo. E poi: «Sicuramente correre via potrebbe essere uno sbaglio. Perché l’orso potrebbe pensare di avere a che fare con una preda. Per nessun motivo gli si deve lanciare contro oggetti o sassi nel tentativo di cacciarlo. Bisogna rimanere con lo sguardo fisso sull’animale, e nella maggior parte dei casi sarà lui ad andarsene per primo». Il veterinario spiega al Messaggero anche che un altro pericolo sono i cani.
La presenza del cane
«In tutti gli episodi di aggressione che conosco c’è la presenza di un cane. Per l’orso rappresentano un pericolo. Nell’incontro con un’orsa lei privilegerà la difesa dei cuccioli», spiega Liberatore. Il quale dice che spesso della presenza dei plantigradi non ci accorgiamo nemmeno. «E nella maggior parte dei casi lui scapperà via, senza nemmeno lasciarci il tempo di scattare una foto», aggiunge. L’ultimo consiglio: «Se ci si trova in un ambiente stretto, come ad esempio una gola, bisogna lasciare una via di fuga all’orso. Perché nel momento in cui lui si sente costretto, è più probabile che diventi aggressivo». Infine, Liberatore dice la sua sulla morte di Papi: «È difficile che nel tentativo di difendersi si possano provocare lesioni a carattere emorragico nell’animale. L’orso è velocissimo, molto agile. Sicuramente non è facile riuscire a raggiungerlo, ad esempio, con un bastone. Anche colpendolo, poi, è quasi impossibile riuscire a ferirlo».