Romeo ha 13 anni ma, in realtà, è come se ne avesse appena 3. Sì, perché esattamente a fine gennaio del 2020, quando la sua vita era appesa a un filo per colpa di una gravissima disfunzione al suo già malandato cuoricino, il felino di razza Maine Coon (tra gli esemplari domestici più grandi al mondo, forte e dall’aspetto piuttosto rustico), per la prima volta in Colombia un team di medici e veterinari gli ha impiantato un pacemaker. Da allora, controlli ogni sei mesi con tanto di aggiustamento della terapia farmacologica. Ma la cosa più importante è che Romeo è vivo e svolge una vota pressoché normale. Prima dell’operazione, Romeo soffriva di continui e improvvisi svenimenti, completamente scomparsi dopo l’inserimento dell’apparecchio salvavita. “Ora sta bene, non ha problemi – conferma Maria Adelaida Mejía, veterinaria presso il centro zootecnico dell’università di Medellin – cammina, mangia ed è felice, circondato dalla sua famiglia. Non ha più presentato problemi cardiaci”.
La professionista è stata tra le prime a occuparsi di Romeo. “Arrivò al nostro centro – prosegue – dopo aver presentato un blocco atrioventricolare di terzo grado, ovvero un’interruzione degli impulsi elettrici degli atri attraverso i ventricoli. In quel periodo sveniva molto spesso. Abbiamo così cominciato a curarlo. Era molto malato. L’intervento? E’ stato accuratamente pianificato tra medici e veterinari, un lavoro interdisciplinare che mai era stato fatto prima nel Paese”. La delicata operazione è consistita nell’impianto di elettrodi nel cuore dell’animale attraverso una toracotomia alla quale hanno partecipato due anestesisti, quattro cardiologi, un internista, un neurochirurgo veterinario, due strumentisti, un radiologo, uno studente di medicina veterinaria dell’ultimo semestre e vari assistenti. Romeo è stato adottato quando aveva tre mesi. Clara Palacio, la sua proprietaria, ricorda che l’animale è sempre stato “estremamente normale” e “molto attivo”. Sino all’ottobre 2019, quando ha cominciato a svenire in modo improvviso ma costante.
Quando si riprendeva dai suoi blackout, era stordito, smarrito, come se non sapesse dove fosse in quel momento. Era disorientato. Dopo due mesi dalla comparsa dei primi sintomi, la situazione è peggiorata. “Gli specialisti che hanno prestato le prime cure al nostro Romeo – raccontano i proprietari – ci dissero che avremmo dovuto sopprimerlo perché stava davvero male. Aveva una sincope ogni due minuti, l’unica soluzione possibile ma non sicura di successo era impiantargli un pacemaker, ma qui in Colombia non c’era modo”.
La famiglia si è rifiutata di lasciar morire il felino. “Ci siamo informati, abbiamo chiesto aiuto su diversi fronti. Avevamo anche appreso che negli Stati Uniti, in Brasile e in Messico l’intervento si sarebbe anche potuto eseguire ma i costi erano veramente alti, troppo per le nostre risorse. E poi, Romeo non era in condizione di viaggiare. Alla fine, un amico oncologo, ha setacciato per giorni e giorni un database internazionale di veterinari e ha trovato uno studio giapponese che raccomandava un farmaco. Quella medicina assicurava 600 giorni di vita, quindi abbiamo iniziato la somministrazione. Nel frattempo cercavamo altre opzioni. Mio marito ha un amico chirurgo a cui piacciono molto gli animali, tramite lui ci siamo messi alla ricerca di un pacemaker”.
Un mese dopo, improvvisa, la soluzione. “Il pacemaker proveniva da un essere umano e dopo che è stato espiantato – sottolinea Clara – abbiamo deciso di proporre al centro universitario specializzato l’intervento chirurgico. Qui hanno studiato la procedura migliore e più sicura per circa un mese e finalmente, il 24 gennaio del 2020, Romeo è andato sotto i ferri”. L’intervento è stao lungo, oltre 3 ore, e parecchio complicato. “La medicina veterinaria avanza ogni giorno, non solo in cardiologia, ma in tutti i settori – ricorda la dottoressa Mejía – gli animali sono sempre più importanti nella nostra vita e, pertanto, verranno sempre più eseguite operazioni alla stregua di quelle sugli esseri umani”. Romeo, tra le altre cose, è appena uscito da un altro intervento chirurgico per una lesione cutanea, un carcinoma a cellule squamose.
È una malattia simile a quella che colpiscono le persone anziane, recentemente gli è stata asportata una falange per rimuovere il tumore. “Ma Romeo ha una grande capacità di recupero, è un super guerriero”, sorride Clara. Ma come si svolge questa sua seconda vita? “A 13 anni è un adulto, calmo, dorme solo un po’ di più rispetto a prima. Ci sveglia per farsi dare il suo biscotto, ama bere dal lavandino. Mangia, dorme, gioca con i suoi fratelli”, conclude Clara. Due volte l’anno l’appuntamento fisso con il veterinario. Elettrocardiogramma, ecocardiogramma e un controllo generale dal veterinario. Stando alla casistica medica, la vita utile del pacemaker che possiede Romeo sarà di circa sette anni. Tra quattro anni, dunque, si deciderà che cosa fare. Il centro veterinario e zootecnico colombiano effettuerà altri due interventi per impianti di pacemaker, questa volta in due cani, da qui a fine giugno. “Le procedure sono allo studio e la loro attuazione dipende da molti fattori, in primis le condizioni sanitarie dell’animale-paziente – ricordano medici e veterinari del centro – ma, anche, dalla disponibilità di attrezzature e risorse: queste operazioni possono costare anche 4 mila euro”.