Il batterio è stato trovato in sei scimmie importate dagli Stati Uniti e provenienti dalla Cambogia. I Cdc, i centri federali sanitari americani, non hanno commentato la notizia, ma gli attivisti hanno chiesto l’immediato stop alle importazioni di scimmie, in particolari macachi, in nome della “protezione dei cittadini americani, dell’integrità della scienza e del benessere degli animali e dell’ecosistema”. Il batterio individuato nei sei esemplari è mortale e può propagarsi anche attraverso l’acqua. Se contagiati, c’è il cinquanta per cento di possibilità di morire. È considerato inoltre un “agente di bioterrorismo”. “Non abbiamo indicazioni – ha spiegato al quotidiano inglese Lisa Jones-Engel, consigliera scientifica della Peta – che i Cdc o le industrie di ricerca siano stati trasparenti nello spiegare come gestiscono questi casi di scimmie infette”.
Secondo gli ultimi report, un macaco arrivato dalla Cambodia in aereo assieme ad altri 359 esemplari è risultato infetto dalla Pseudomallei ditipo B e messo in quarantena in Texas nel gennaio del 2021. L’isolamento di almeno trentuno giorni fa parte del protocollo per tutti i primati importati. Alla fine il macaco, che viveva serenamente nel suo habitat originario, è stato sottoposto a eutanasia per evitare che il virus potesse diffondersi. Gli altri macachi sono risultati sani, ma i casi asintomatici possono essere frequenti. “Le scimme importate dall’Asia – ha aggiunto Jones-Engel – possono diffondere il batterio attraverso feci, urine, sangue e saliva. I Cdc sono a conoscenza di questo pericolo per gli umani e non hanno comunicato il rischio”. Altri cinque macachi arrivati dalla Cambogia sono risultati infetti.
A preoccupare è il fatto che mentre uno era stato trovato positivo durante la quarantena, per altri quattro i sintomi sono emersi soltanto mesi dopo, in una finestra di tempo sufficiente a propagare il batterio in modo pericoloso. Dopo aver fatto richiesta per accedere agli atti riservati, un diritto sancito dal Freedom of Information Act, la Peta ha ottenuto dai Centri federali sanitari notizie sulla presenza dello Pseudomallei B, che provoca la meliodosi, nell’area del delta del Mississippi. È la prima volta che il batterio viene individuato in quella zona e solo perché erano emersi due contagi, uno nel 2020 e l’altro quest’anno. Le due persone non erano state in Asia, sono state ricoverate in ospedale ma sono guarite.
Il problema, segnalano le organizzazioni animaliste, è che l’aumento dell’importazione di esemplari da laboratorio ha moltiplicato il rischio di diffusione di agenti patogeni, che possono viaggiare nell’acqua. I primati trovati infetti al loro arrivo in Usa sono quintuplicati, passando dai due casi nel 2017 agli undici nel 2021. Per primati si intendono non solo scimmie ma lemuri e tarsi. Nello studio non è indicato quale tipo di animale sia rimasto coinvolto. Le scimmie morte durante la quarantena, invece, sono passate, in cinque anni, da 29 a 125. I macachi esportati dalla Cambogia negli Usa sono triplicati in tre anni: nel 2018 erano stati 5.851, nel 2021 sono stati 18.870. Gli Usa sono il più grande importatore di primati al mondo e l’unico ad aver legalizzato l’arrivo di macachi selvaggi. A fronte di questo incremento, sostengono gli animalisti, non ci sono certezze che i controlli sanitari siano stati rinforzati. E neanche la comunicazione sui rischi.
di Massimo Basile