“Sono quasi tre milioni”. Questa frase può essere valida sia per gli abitanti del Qatar sia per i gatti presenti solo nella sua capitale Doha. La città, infatti, che ha circa 600 mila abitanti, secondo l’Unità qatarina per il controllo dei gatti gli animali sono il doppio o il triplo degli esseri umani (i dati sono del 2016).
In effetti non è raro intravederli nelle dirette dai dintorni degli stadi in cui si stanno disputando i Mondiali di calcio 2022. Quelli sono i gatti randagi che si aggirano per le strade, preferibilmente al calar del sole, nelle ore (relativamente) più fresche della giornata. Poi ci sono i gatti domestici, spesso protagonisti delle pubblicità televisive.
Inoltre, se i gatti hanno fermato la proliferazione dei ratti in Qatar, nessuno ha fermato la loro, visto che in tutto l’emirato non ci sono predatori naturali di questi felini.
Con la loro diffusione è aumentato anche il rischio di trasmissione di malattie dall’animale all’uomo. Se l’abbondanza di gatti in Qatar è eccezionale, non si può dire altrettanto della condizione del suo rivale principale nella categoria degli animali domestici. I cani infatti non godono di grande considerazione, qui come in molti Paesi islamici.
Secondo un’interpretazione letterale di alcuni insegnamenti attribuiti a Maometto, il cane sarebbe infatti un animale impuro. Difficile quindi che qualcuno voglia tenerlo a casa.
Non mancano invece i cani randagi, che comunque rispetto ai gatti saranno sempre in inferiorità numerica. In Qatar è vietato maltrattare gli animali, ma le organizzazioni di settore lamentano la scarsa attenzione al rispetto di questa legge.