«I cani amano gli amici e mordono i nemici, a differenza degli esseri umani che sono incapaci di amore puro e confondono l’amore con l’odio», scriveva Freud. Uno dei mie psicanalisti preferiti che ha molto influenzato la mia formazione.
In “Aldilà del principio del piacere”, uno dei suoi tanti scritti, Freud analizza Eros e Thanatos, rispettivamente pulsione di vita e di morte. Elementi che in guerra sono ben visibili agli addetti ai lavori.
Thanatos invita alla distruzione, alla disorganizzazione, alla violenza, alla morte. Quando prevale e ha la meglio su Eros, l’uomo è in grado di fare delle cose inenarrabili. Mostruose!
Freud aveva dato molto spazio allo studio dei cani nella sua pratica clinica e aveva cercato di capire perché l’uomo fosse così aggressivo, talvolta senza apparente motivo.
Il maltrattamento o l’uccisione degli animali – inermi e innocui – costituisce il primo gradino della scala della violenza.
È un comportamento predittivo di quello che quell’uomo può diventare poi in futuro: stalker, assassino, stupratore, pedofilo.
Una mia paziente che si è appena separata (per fortuna) da un uomo violento e manipolatore mi raccontava che il suo compagno quando era piccolo aveva l’abitudine di staccare la coda alle lucertole e di incendiare la coda al gatto di casa per osservare in maniera sadica e compiaciuta la loro reazione e la sua supremazia. Atteggiamenti che ha ripetuto, in maniera diversa, in casa con la moglie e i figli. (Si chiama disturbo reattivo dell’attaccamento).
Ovidio scriveva: “saevitia in bruta est tirocinium crudelitas in hominis”, la crudeltà verso gli animali anticipa quella verso gli uomini. E aveva ragione.
Gandhi scriveva invece: «la grandezza e il progresso morale di una nazione si misurano in relazione a come vengono trattati i suoi animali». Frase mantra che mi ripeteva sempre mio padre!
Parlando di guerra e di quello che sta accadendo nel mondo mi sembra che avesse più che ragione.
Rispettare gli animali insegna a rispettare i diversi, i bambini, i deboli, gli invalidi, i disabili, le donne, gli anziani, i profughi, gli altri esseri umani, tutti. Ad essere empatici, rispettosi, premurosi, accuditivi.
I soldati per cercare di sopravvivere in guerra devono essere sprovvisti di empatia, altrimenti non potrebbero andare in guerra e rimanere più o meno indenni. Imparano a loro spese che per essere crudeli, per uccidere e per non morire di dolore per le loro azioni devono non sentire, non guardare, non vedere, tapparsi le orecchie e il cuore, prendere le distanze emotive da ciò che fanno.
La psiche adotta vari meccanismi di difesa per proteggersi, tra i quali la negazione e la rimozione: fare finta di non aver fatto l’azione e banalmente non pensarci più, come se l’azione non fosse mai successa.
L’empatia nella vita serve e non poco, si sviluppa e si potenzia nel rapporto con gli animali, per questo motivo e per tanti altri è sempre utile far crescere un bambino con un animale in casa. Ma è anche utile quando si prende un cane essere certi di avere uno spazio interno più che esterno per accoglierlo e rispettarlo.
Ma questo è un altro discorso.
di Valeria Randone*
15 Aprile 2022
(Fonte LA STAMPA|LaZampa.it)
* Valeria Randone è psicologa, specialista in sessuologia clinica, a Catania e Milano (www.valeriarandone.it)