La svolta verde nel piano del governo: investimenti per 25 miliardi di euro per la riconversione del settore. Sono i primi in Europa
Dimezzare le emissioni nazionali di azoto entro il 2030. E per raggiungere l’obiettivo ridurre del 30% il numero dei capi allevati per l’alimentazione. In estrema sintesi è questo il piano annunciato dall’Olanda (qui il testo) per agire sull’impatto ambientale del consumo di carne che – come ormai da anni evidenziano decine di report – contribuisce in maniera determinante all’inquinamento e al riscaldamento climatico. Un dato su tutti. Le emissioni di gas serra degli allevamenti intensivi rappresentano il 17% delle emissioni totali dell’ UE, più di quelle di tutte le automobili e i furgoni in circolazione messi insieme.
L’Olanda è il primo Paese in Europa a prendere la strada della riduzione degli allevamenti per combattere il cambiamento climatico. E ha deciso di investire nell’iniziativa 25 miliardi di euro.
Fondi che saranno destinati al sostegno degli allevatori che negli ultimi anni hanno organizzato grandi proteste contro il progetto governativo che prevede – tra l’altro – anche l’acquisto da parte dello Stato delle aziende e dei terreni per la riconversione (per ora con cessioni volontarie). «La cosa più importante del piano dell’Olanda è che è basato su azioni concrete – dice al Corriere della Sera Federica Ferrario, responsabile della Campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – Il processo di riorganizzazione del settore e ricollocazione degli agricoltori è fondamentale per la transizione a un sistema di riduzione alimentare più sostenibile. L’Italia dovrebbe seguire questo esempio e invece nel nostro Paese il tema non è minimamente contemplato».
I dati dell’Italia
Da anni Greenpeace Italia cerca di sensibilizzare il governo e l’opinione pubblica sulla necessità di una riduzione della carne dalle nostre tavole. Nel nostro Paese Il consumo pro capite è circa di 76 kg all’anno (dato del 2019).
Gli allevamenti intensivi sono sostanzialmente concentrati in 4 regioni. In Lombardia sono allevati oltre il 50% dei suini nazionali. Secondo un recente report di Greenpeace riscaldamento e allevamenti sono i settori più inquinanti, responsabili in totale del 54% del PM2,5 in Italia, seguiti da trasporti stradali (14%) e industria (10%).
Il trend mondiale
A livello mondiale il consumo di carne è quadruplicato dal 1961 , in termini assoluti e pro capite. Attualmente sono 80 miliardi gli animali macellati ogni anno per il consumo umano. Ma il picco di questa «produzione» potrebbe essere stato raggiunto. Infatti una ricerca realizzata su 120 paesi ha evidenziato che a un certo livello di reddito pro capite, il consumo totale di carne diminuisce (vedi qui). Ancora però questo trend deve essere analizzato in maniera approfondita.
Cosa fa l’Europa
Veniamo dunque alle azione che governi e istituzioni hanno intrapreso per ridurre l’impatto della produzione agricola sull’ambiente. I dati non sono confortanti. La Commissione europea – ad esempio – ha speso almeno 252 milioni di euro in 5 anni per progetti di promozione del consumo di carne e di altri prodotti di origine animale. Si tratta del 32% del totale a disposizione per il programma di promozione dei prodotti agricoli europei (776,7 milioni di euro), del quale solo il 19% è stato speso per promuovere frutta e verdura. «Le politiche di sensibilizzazione e promozione di un cambiamento degli stili di vita sono fondamentali – sottolinea ancora Ferrario – Ma in Europa assistiamo esattamente al contrario. Tutto questo deve cambiare. E l’Olanda si sta muovendo in una direzione da imitare» .
I numeri dell’Olanda
L’Olanda è il più grande esportatore di carne dell’ UE e ha la più alta densità di bestiame del continente: oltre 100 milioni di bovini, polli e maiali (su 17 milioni di abitanti). Un numero quattro volte maggiore di Regno Unito o Francia.
Secondo un recente studio della Wageningen University (vedi qui) nel Paese il consumo di carne nel Paese è sceso negli ultimi anni, arrivando a 75,9 kg pro capite nel 2020 (-1,9kg rispetto al 2019). Un calo su cui ha influito la pandemia. Contemporaneamente c’è stata una salita negli acquisti di prodotti vegetali sostitutivi anche se – sottolineano i ricercatori – non è assolutamente dimostrato che i due trend siano collegati. Secondo un sondaggio – commissionato dall’organizzazione ProVeg – in Olanda il 70% della popolazione pensa che il governo dovrebbe promuovere politiche attive per ridurre il consumo di carne.