Felici come in Finlandia

Nella top ten dei Paesi dove si vive meglio ce ne sono molti del Nord Europa. Attenzione per le piccole cose e per la natura che ci circonda, sono solo alcune delle dritte che possiamo copiare dalle loro filosofie.

Se ti dicono: pensa a un luogo dove vivere in uno stato di gioia perenne, le immagini che scorrono più facilmente nella mente sono quelle di isole tropicali. Invece sono i cieli azzurri, gli spazi immensi e i boschi verdi della Scandinavia a svettare tutti gli anni nella top ten dei Paesi più felici del Pianeta. Anche in questo complicato periodo pandemico, secondo il World Happiness Report 2021, pubblicato dal Stainable Development Solutions Network, il primato della joie de vivre va alla Finlandia, al secondo e terzo posto si piazzano l’Islanda e la Danimarca, Olanda, Svezia e Norvegia si conquistano rispettivamente il quinto, sesto e ottavo posto (l’Italia si deve accontentare del 25esimo). “Ma c’è un paradosso”, dice Caterina Carloni, psicologa e psicoterapeuta a orientamento psicosomatico a Roma. “Secondo gli ultimi dati a disposizione, proprio la “felice” Finlandia è al 32° posto nella lista dei Paesi con più alti tassi di suicidio, e l’Islanda al 40°. Un’incongruenza al quale gli esperti hanno dato varie interpretazioni, comprese la singletudine diffusa e la carenza di luce solare. Senza però arrivare a una conclusione davvero convincente”.

Ma che cosa renderebbe i Paesi scandinavi pietre miliari della felicità? Una spiegazione la offrono alcune filosofie di vita nae a quelle latitudini e oggi piuttosto diffuse in tutta Europa. Eccone un assaggio.

IL LAGOM, STILE MINIMAL

Dalla Svezia arriva il Lagom, un concetto che si può tradurre con “la giusta misura”, “l’adeguato” , e che trova una sintesi nel detto popolare: “Lagom ar bast”  “Il sufficiente è buono quanto un banchetto”. Lagom è la ricerca dell’equilibrio nelle piccole cose, che nella loro apparente semplicità sono quasi un Sacro Graal in questi tempi. “Lagom è anche uno stile di vita improntato alla consapevolezza sociale e alla sostenibilità”, dice Carloni. “E’ trovare la propria comfort zone in una quotidianità sfrondata dagli eccessi; di cibo, di oggetto spesso inutili che tentano di riempire “vuoti” psicologici”, E’ inoltre un’esortazione a cercare il punto di equilibrio tra lavoro e riposo, che con lo smart working diventa ancor più complicato da raggiungere, perché impone una maggior autodisciplina nel distinguere “tempo privato” e “tempo lavorativo” . Come riuscire a trasferire Lagom nella nostra quotidianità? “Mettendo ad esempio in pratica, per quanto ci è possibile, il santosha, termine sanscrito della filosofia vedica-yogica che significa accontentarsi, essere soddisfatti di ciò che si ha e che si è”. Perché come ho ha ricordato un grande Maestro dei nostri tempi, Radhanath Swami, in un suo recente intervento presso il Parlamento britannico alla Camera dei Lord: “Puoi capire quanto sei ricco contando le cose che hai e che i soldi non possono comprare.

L’INTIMITÀ’ SECONDO I DANESI

Se, Lagom invita a inseguire un tempo frugale ma di “qualità”, l’Hygge (termine che deriva da hyggja traducibile con “sentirsi soddisfatti”), che arriva dalla Danimarca, lo amplifica incitando a trasformarlo in un’occasione sia per sviluppare la riflessione interiore, in solitudine, sia per ricevere in ambienti intimi, accoglienti i parenti e gli amici più cari con i quali condividere momenti di gioia e confidenze. Così, a ben guardare, il concetto danese trasforma lo “stare in casa” nel “nuovo uscire”, che poi è diventato un mantra negli ultimi due anni. “L’Hygge pone l’accento sull’importanza dell’intimità condivisa, che presuppone una buona dose di empatia e la capacità di instaurare una relazione profonda con gli altri, ponendosi in modo “leggero” ma autentico allo stesso tempo”. 

SINTONIZZATI CON LA NATURA

All’Hygge, che si focalizza sulla vita indoor, fa eco il Coorie scozzese, descritto da Gabriella Bennett nel suo The Art of Coorie; How to Live Happy the Scottish Way (disponibile in inglese su Amazon). Coorie è la trasposizione open air – a spasso nei boschi, nei parchi di città, sulla battigia con le onde del mare a far da playlist – della capacità di vivere, di sentirsi un tutt’uno con la natura. Per poi tornare a casa e prolungare, senza soluzione di continuità, questo stato di connessione in un ambiente confortevole, dove assaporare fino in fondo il piacere di una buona cenetta sul terrazzo, di una maschera viso, di una doccia refrigerante. Vale a dire una perfetta combinazione di momenti indoor e outdoor che creano una più profonda  sintonia con gli altri e con la natura. Natura  che può rappresentare anche lo scenario perfetto per praticare in versione self help la leggendaria “terapia dell’urlo primario”, introdotta negli Anni 70 dallo psicoterapeuta Arthur Janov. Ai tempi praticato da John Lennon e Yoko Ono tra gli altri, l’urlo è un metodo per liberarsi dai vissuti negativi, e tra l’altro è riproposto in versione virtuale nel sito di promozione turistica islandese (lookslikeyouneediceland.com) dove puoi registrare il tuo urlo online per poi trasmetterlo negli spazi (reali) più suggestivi dell’Islanda.

L’OZIO COSTRUTTIVO

Per riportare armonia nelle nostre vite c’è anche il Niksen. Arriva dell’Olanda ed è l’arte di rendere efficace in termini di vero rilassamento il “non far nulla” (un pò come l’ozio/tempo libero secondo l’antica filosofia greca). Il concetto è deliberatamente semplice: regalarsi 5,10,15 minuti o un’ora nell’arco della giornata di totale inattività. Il che non è cosi facile, perché siamo tutti tendenzialmente portati a muoverci, a fare qualcosa che richiede un’azione anche per rilassarci, tipo un auto-massaggio, una tecnica di respirazione o di meditazione. Invece Niksen professa un (piccolo) tempo dedicato al puro e deliberato ozio, che tra l’altro funziona benissimo da digital detox e da “ricarica”, sia fisica sia mentale.

“Un beneficio del Nilsen è che aiuta a sviluppare il problem solving e la creatività, ma funziona bene anche da antidoto al burnout da smart working”, spiega la psicologa Carloni. . “Anche quando non facciamo nulla, il nostro cervello è in fermento: elabora le informazioni in modo più costruttivo, senza distrazioni, aiutandoci così a risolvere più brillantemente i problemi in sospeso”. E anche su questo punto è d’accordo la scienza: secondo uno studio condotta da un gruppo di neurologi dell’Università di Kyoto, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, nei momenti di totale “stacco” si stimola il precuneo, una zona del cervello collegata con l’appagamento, favorendo di riflesso la capacità di mettere in ordine le proprie idee, di sentirsi soddisfatti e di ritrovare la motivazione per continuare meglio.

di Claudia Bortolato

Febbraio 2022

(Fonte Settimanale n. 4 F)