Ha trasformato 700 acri del suo parco a 40 chilometri da Dublino in un’area di riabilitazione e recupero di animali selvatici che ora accoglie di nuovo volpi, barbagianni e ermellini. «Dovrebbe essere una pratica comune» ci racconta in questa intervista «Voglio aiutare a cambiare le cose»
Randal Plunkett, 21° barone irlandese di Dunsany, è un privilegiato. E lo sa. «Il privilegio ha un prezzo. Quindi usa il tuo con saggezza» gli ha sempre ripetuto il padre Edward. Così Randal ha fatto un patto con se stesso: restituire, almeno in parte, ciò che la vita gli aveva offerto dedicandosi al rewild, ripristinare la natura selvaggia nella sua vasta tenuta, 1700 acri a 40 minuti da Dublino, trasformandone 700 in una grande, smisurata alternanza di foreste, prati, torrenti e ruscelli selvaggi che accolgono animali finalmente liberi di vivere liberi. Così sono tornati nibbi reali, picchi, barbagianni, gufi comuni, aironi e sparvieri. Sono aumentati gli avvistamenti di rare specie di uccelli che da molto tempo non si vedevano in zona. Cervi, volpi, lontre, tassi, martore, lepri ed ermellini sono diventati abitanti abituali. Non soddisfatto Randal, al fianco del Wildlife Hospital Ireland, la struttura ospedaliera irlandese specializzata nella cura e nel recupero di animali selvatici, ha offerto una nuova casa e una nuova vita a ricci, volpi e tassi che ora pullulano nella riserva.
I Plunkett non sono una famiglia qualsiasi. «Per cominciare, siamo la famiglia più antica d’Irlanda ancora associata a un luogo – racconta Randal. – Vivo in un castello medievale, all’interno di una tenuta selvaggia, circondata da una foresta di latifoglie mature. Il posto è magico, sembra venire direttamente dal Signore degli Anelli. Il castello, commissionato da Hugh de Lacy, Lord di Meath e costruito da Geoffrey de Cusack, è diventato la casa della dinastia Plunkett nel XV secolo, dopo il matrimonio di Sir Christopher Plunkett con Lady Joan de Cusack. Oggi è uno degli edifici irlandesi più antichi ancora abitato ininterrottamente. «Quando ero giovane, uscivo con mio padre e mi arrampicavo su alcune delle querce vecchie di trecento anni che abbiamo qui e lo ascoltavo mentre mi raccontava la storia della nostra famiglia».
Dei giorni trascorsi con il padre, Randal ha ereditato il senso di responsabilità verso le future generazioni. «Una delle lezioni più preziose che ho imparato mentre ero con lui, è stata quella di vedere il mio futuro ruolo non come proprietario, ma come custode della storia contenuta tra queste mura. Essere un protettore del nostro patrimonio naturale così come del nostro patrimonio storico». Randal che eredita la tenuta a 28 anni, fino a quell’età studia a New York, si appassiona al cinema e alla recitazione, non disdegna il body building e l’heavy metal, passa le notti a “pogare” ai concerti rock e va pazzo per la carne. Quando il padre muore e diventa il 21° barone di Dnsany e ha una folgorazione. «L’idea mi è venuta come un’esperienza divina. Il modo migliore per usare il mio privilegio era quello di lottare per qualcosa che veniva trascurato e che invece era parte integrante dell’identità del nostro popolo; preservare la nostra natura e salvarla dal declino. Questo è stato l’inizio del mio viaggio nel rewilding».
Decide quindi di bandire la caccia dalla sua tenuta, inizia a lottare contro i bracconieri che minacciano la fauna selvatica, abbraccia la conservazione e, soprattutto, si infila stivali e guanti di gomma e inizia una seconda vita. Quella che definisce: «la vita di un agricoltore della natura» completamente dedito a riconsegnare la sua tenuta ad un equilibrio naturale che era andato perso con decenni e decenni di sfruttamento agricolo intensivo e di allevamento animale ad alto rendimento. «Non avevo dubbi che l’allevamento intensivo di animali fosse uno dei più maggiori distruttori di habitat e uno dei principali motori del cambiamento climatico – continua Randal che non nasconde che la riconversione ecologica della tenuta gli è costata molti sacrifici e moltissimo denaro. – Anche se ero abbastanza fortunato da possedere la terra, avevamo ancora un disperato bisogno di monetizzare per mantenere le luci accese. Le tenute e i castelli sono estremamente costosi da preservare e avevamo responsabilità verso il nostro personale che contava su di noi. Ma ero disposto a fare sacrifici personali, a rinunciare al mio comfort, al mio stile di vita per dare questo contributo. Abbiamo perso circa il 25% del nostro reddito e ho dovuto lavorare sette giorni alla settimana e fare diversi lavori saltuari per compensare questa perdita di reddito della fattoria. È stata dura e lo è ancora, ma ne valeva la pena: la terra ne ha beneficiato, così come gli animali»
Dopo un lungo periodo dedicato alla disinfestazione dai diserbanti naturali e al ripristino della flora selvatica, Randal che vive circondato da sei cani, sente il bisogno di lavorare anche sul mondo animale. «Così, ci siamo messi in contatto con i riabilitatori di animali locali. Ed è stato l’inizio di quello che mi avrebbe portato a lavorare con la Wildlife Rehabilitation Ireland, un ente di beneficenza che lavora instancabilmente per salvare la fauna selvatica ferita in una struttura ospedaliera appositamente realizzata. «Erano sempre alla disperata ricerca di un posto sicuro in cui sistemare i loro pazienti selvatici feriti. Quale posto migliore di Dunsany, un luogo che tornato ad essere un’oasi per la natura, dove tutte le vite sono considerate uguali? Abbiamo iniziato a trasformare quello che una volta era il nostro allevamento di animali in recinti per accogliere gli animali e sostenere la transizione di questi animali verso lo stato selvatico. Una “transizione morbida” per permettere loro di adattarsi più facilmente alla vita selvatica». Ed è così che, ad esempio, il vecchio campo da tennis si è trasformato in un recinto per le lontre. «Tra gli altri ospiti che sono passati da noi ci sono volpi, gheppi, porcospini, lepri, fagiani e poiane».
Nella proprietà di circa 1700 acri, circa 450-500 acri sono destinati a foresta, il resto è prato. Nella fattoria si lavora e il guadagno, paga il rewilding. «Non abbiamo mai ricevuto e ancora non riceviamo sussidi o sovvenzioni per quello che facciamo qui – spiega – e nel frattempo probabilmente poco meno di un centinaio di animali, uccelli compresi, è stato rilasciato in libertà». Ma il vulcanico Rendal ha giù messo mano ad un altro impegnativo progetto di salvaguardia. «Stiamo lavorando duramente con Bee Conservation Ireland per aiutare ad aumentare il numero di api nere irlandesi. La loro riduzione è una conseguenza della perdita di habitat e malattie. Questo viene accentuato dall’aumento di api non autoctone usate per la produzione di miele. L’incrocio di razze può purtroppo aumentare la debolezza genetica e, quindi, la vulnerabilità alle malattie».
Dai tempi di New York, però, scrittura e cinema non sono mai uscite dalla vita di Lord Randal Plunkett. E rimangono ad oggi le altre grandi passioni in cui il barone si impegna quotidianamente. The Green Sea Film, il thriller drammatico che ha diretto e sceneggiato nel 2021(disponibile su Amazon Prime), ha un’ambientazione gotico naturalistica che rimanda agli spazi della tenuta di Dunsany. «Uso spesso elementi della mia vita e nei miei film parlo di solito di questi temi attraverso l’uso di metafore. “The Green Sea” ha molti parallelismi con la natura e con la sua ha la capacità di curare. Ma sarei felice di essere coinvolto in altri progetti sulla natura, anche documentari. Tutti abbiamo un ruolo da svolgere, le persone nei media hanno molte possibilità di influenzare e sono sono spesso in una posizione unica per usare la loro visibilità per aiutare a guidare gli altri. Hanno questo potere ed è importante, se hai la luce dei riflettori, usarla per qualcosa di utile. Non dobbiamo predicare ma ispirare».
In futuro il barone di Dunsany ospiterà altre attività per sostenere la natura e gli animali irlandesi? «Sì assolutamente, non mi fermerò mai. Dunsany è stata la prima tappa ed è stato un modello per quello che spero, in futuro, potrebbe essere una pratica comune. Sto cercando di fare lobby per convincere i governi e i proprietari di terreni per fare di più per la fauna selvatica. Tutti devono lavorare insieme su questo! Vorrei aiutare a vedere cambiamenti in tutto il mondo. Ricorda che molte gocce d’acqua fanno una pozzanghera e molte pozzanghere formano mari. Noi dovremmo aspirare ad essere come il mare».
(Fonte VANITY FAIR | Animali)