“Io, medico dei pesci: così allungo la vita agli animali d’acquario”

In Italia i pesci ornamentali sono quasi 29,9 milioni. E c’è chi, tra i veterinari, inizia a specializzarsi nel settore. Come Marcello Balzaretti che si occupa solo di loro: dal discus deperito, perché soffre la gerarchia, al pesce rosso con problemi di galleggiamento.

C’è il Symphisodon discus, detto anche Discus, che ha problemi d’appetito. E la carpa koi con evidente ipersecrezione di muco. E ancora il pesce rosso Oranda che ha difficoltà di galleggiamento: colpa, si scoprirà, di un’infiammazione cronica della vescica natatoria. Fino a un altro Discus deperito e stressato per problematiche di gerarchie in acquario. Ogni pesce ha una cartella clinica ad hoc perché lui, Marcello Balzaretti, è un veterinario speciale: si occupa soltanto della salute di pesci ornamentali. Che poi sarebbero 29,9 milioni di esemplari in Italia, quanto basta per conquistare il primo gradino del podio degli animali d’affezioni più presenti, quasi la metà del totale dei “pet” che vivono nelle famiglie della penisola, assai più degli uccelli (12,9 milioni), dei gatti (7,3 milioni) e dei cani (7 milioni).
“L’errore è pensare che tra i proprietari e i pesci non possa instaurarsi un rapporto simile a quelli più celebri e celebrati nell’immaginario collettivo, come con i quadrupedi Fido e Garfield”, spiega il medico dei pesci, che opera in un settore di nicchia e ama raccontarsi su un sito dove trovano spazio le singole storie di piccoli pazienti da salvare e, non di rado, salvati con sospiro di sollievo dei rispettivi proprietari. Lui si è laureato in medicina veterinaria all’Università Statale di Milano (con una tesi sperimentale sull’escissione di un tumore in un pesce rosso) e ha lavorato in importanti acquari pubblici, da Sidney a Milano. “Ma è da quando avevo quindici anni – racconta – che mi sono appassionato ai pesci ornamentali, invadendo la mia casa di esemplari e iniziando a comprendere come la cura delle loro malattie era sino ad allora un processo molto empirico, spesso a discapito degli stessi pesci”.

Ma davvero l’idea di un giovane studente di medicina veterinaria appassionato di pesci ornamentali avrebbe potuto tradursi in un percorso professionale? “All’inizio è stata dura – confessa Balzaretti – perché senza social network e auto-promozione la strada era insostenibile. Così, ho iniziato come veterinario di cani e gatti, ho lavorato in una multinazionale nel marketing di prodotti per la sicurezza alimentare e solo di recente, dal 2020, mi sono dedicato con convinzione alla medicina dei pesci come libero professionista“. E a quanto pare è andata bene. Perché gli studi canonici di medicina veterinaria non sembrano avere percorsi ad hoc per i pesci ornamentali e le scuole di specializzazione sono dedicate soprattutto all’acquacoltura. Così, il veterinario dei pesci è diventato un “brand”, o quasi.

“Oggi opero su tutto il territorio italiano con visite a domicilio o a distanza interfacciandomi con clienti privati e con negozi di acquario, importatori e allevatori di pesci ornamentali”, racconta Balzaretti, che ha appena pubblicato la seconda edizione de “Il pesce rosso”, un prezioso vademecum per la gestione e l’allevamento dei pesci rossi. E in fondo una delle svolte potenziali del suo lavoro è proprio allungare la vita, a volte proverbialmente breve, di questi animali da compagnia che nell’immaginario collettivo sono quasi “usa e getta”. E dunque un veterinario ultra-specializzato non può che essere accolto a braccia aperte da chi – come il celebre René Ferretti della fortunata serie “Boris”, visceralmente affezionato al pesce rosso che dà il nome al telefilm – vuole migliorare e allungare la vita ai pesci d’acquario, un caleidoscopio di specie differenti la cui longevità risente fortemente delle condizioni di allevamento.

Si fa presto a dire “pesce rosso”, peraltro: le varietà sono più di 300, il costo supera anche i 150 euro per esemplare. E possono vivere anche fino a 30 anni, anche se quelli allevati in acquario superano difficilmente i dieci. “Ma pensare al loro benessere, allevandoli con attenzione, può essere decisivo”, conferma Balzaretti. “In generale mi occupo di specie rare e a volte costose ma anche dei comuni pesci rossi, con i quali si genera spesso un rapporto analogo a quello che un proprietario ha con un cane o un gatto”.
Ed è il caso, per esempio, di Sushi e Sashimi, due pesci rossi salvati da un’intossicazione da sostanze azotate: sul suo trafficato profilo Facebook, divenuto punto di riferimento per gli appassionati, compare la foto dei due esemplari, un anno dopo la terapia, che nuotano in una vasca che sembra un giardino acquatico. “La cosa importante è non improvvisare. – aggiunge il veterinario – E spesso mi capita di osservare vasche troppo piccole per popolazioni di pesci cresciute considerevolmente, circostanza che obbliga a intervenire evitando pericoli legati alla convivenza in spazi che non garantiscono il benessere degli animali”. E c’è da scommettere che la pionieristica idea di Balzaretti possa, nel prossimo futuro, trovare nuovi adepti. “Ne sono certo, si tratta di un settore interessante”, annuisce convinto il medico dei pesci.

08 Gennaio 2022

(Fonte LA REPUBBLICA | GREEN&BLUE)