Basta cani alla catena in Piemonte. E’ questa la richiesta che le associazioni Animal Law Italia, Green Impact e Save the Dogs fanno al presidente della Regione Alberto Cirio con una lettera inviata anche agli assessori competenti (Luigi Genesio Icardi – Sanità; Maurizio Marrone – rapporti con il Consiglio regionale) e al presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia.
La materia, infatti, è di competenza della legislazione regionale e il Piemonte è tra le Regioni che non ha ancora provveduto a emanare il divieto, ormai sempre più esteso sul territorio nazionale. Save the Dogs ha anche aperto uno spazio dove è possibile sottoscrivere la lettera (clicca qui).
«Nonostante l’accresciuta sensibilità dei cittadini al benessere degli animali e alle loro esigenze etologiche, difatti, sono moltissimi i cani tuttora tenuti alla catena per lunghi periodi di tempo, spesso per tutta la loro vita» si legge nella lettera a firma dei presidenti di Animal Law Italia, Alessandro Ricciuti, di Green Impact, Gaia Angelini, e di Save the Dogs, Sara Turetta.
Campania, Umbria e Marche hanno previsto un divieto netto di detenzione di cane a catena; altre regioni hanno previsto il divieto quale regola generale, stabilendo delle deroghe specifiche e ben definite (la legge regionale del Lazio, ad esempio, contempla un’unica eccezione temporalmente definita per certificati motivi di natura medico-veterinaria). Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Puglia e Abruzzo, hanno adottato delle normative formulate in modo chiaro, che consentono una rapida attuazione e un’efficace vigilanza sulla loro applicazione. Liguria, Basilicata e Sicilia non hanno, al momento, nessuna norma relativa alla detenzione dei cani alla catena.
«Il Piemonte, invece, è tra le Regioni che hanno una legge formulata in modo inadeguato, in quanto – si legge ancora nella letta – consentono la detenzione dei cani alla catena per un lungo periodo di tempo, forse anche per tutta la loro vita. Al confronto con le normative più evolute, la legge regionale del Piemonte risulta quindi obsoleta e inefficace per la prevenzione di un fenomeno considerato inaccettabile dalla collettività e quindi vietato non soltanto in molte regioni italiane ma anche a livello internazionale. Il Piemonte, insieme alle poche altre regioni che non si sono ancora dotate di una disciplina normativa efficace sul tema (Molise, Provincia autonoma di Trento, Provincia autonoma di Bolzano, Calabria, Val d’ Aosta, Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia) dovrebbe urgentemente modificare la propria normativa, per garantire il rispetto degli standard più moderni e adeguati di tutela e benessere dei cani».
A marzo 2021, Green Impact e Save the Dogs hanno pubblicato il rapporto “Verso il divieto di tenere i cani alla catena”, con successivi aggiornamenti pubblicati ad agosto 2021. Al rapporto hanno contribuito esperti nazionali e internazionali, quali la dottoressa Regina Binder, il dott. Alexandre Barchiesi, la dottoressa Heather Rally l’etologo prof. Enrico Alleva e l’etologo prof. Adam Miklosi. Il rapporto illustra, da un punto di vista giuridico, etologico e veterinario, i motivi per cui tenere un cane alla catena – salvo in circostanze ben definite, per giustificati motivi e per brevi periodi di tempo chiaramente specificati – deve essere vietato, in quanto tale pratica è incompatibile con le esigenze essenziali, etologiche e comportamentali, dei cani e ne compromette gravemente il benessere.
Fulvio Cerutti
27 Settembre 2021
(Fonte LA STAMPA | LaZampa.it)