La Sardegna brucia: chi pensa agli animali?

Alcuni feriti, altri senza cibo. Monica la veterinaria non ne lascia indietro uno. “Così chiedo scusa per il male che abbiamo fatto noi mani”

SE ESISTESSE UNA FATA DEGLI ANIMALI, avrebbe il suo volto e la sua voce. Monica Pais, classe 1963, risponde al telefono dal bel mezzo di un piccolo trasloco, chiamiamolo così. C’è da spostare in un’altra ala della clinica cinghiali feriti che non sono contenti di essere toccati, non si trova una tosatrice(chissà dove diavolo è finita”) e poi “dammi la copertina, per favore”. Pausa. Per qualche istante la voce scompare. Riprende: “Ciao volpis, come stai piccola?” . Rumori assortiti e infine lei che spiega;”Mi scusi… serviva una copertina per prendere una volpina ustionata, perché sente male ed è feroce”. Ecco. Le giornate della dottoressa Pais sono tutte così: multitasking continuo tra telefonate, interventi chirurgici, medicazioni, mangimi, visite, coccole.

TRENT’ANNI IN CLINICA

Nata a Pozzomaggiore, in provincia di Sassari, Monica Pais è veterinaria dal 1991 e si occupa da quasi 30 anni del recupero della fauna selvatica nella sua Clinica Duemari, a Oristano. Ci sono stati molti anni di fuoco, nella sua Sardegna. Ma la situazione di questo 2021 è davvero drammatica. In tutta la regione sono andati in cenere nelle scorse settimane 25 mila ettari di boschi e radure. E quando il grosso delle fiamme è stato spento, hanno cominciato a portarle animali a decine. Ustionati, feriti nella fuga, spaventati, affamati. E ovviamente pericolosi, anche perché il suo è – appunto – un centro di pronto soccorso per fauna selvatica e quindi parliamo di animali spesso di taglia grande e in ogni caso difficili da gestire. Inutile dire che la veterinaria si prende cura anche di quelli domestici, di quelli al pascolo e dei randagi.

CONOSCERE IL TERRITORIO

La dottoressa Pais riesce – e dev’essere una magia sennò non si spiega – a curare e a trovare una famiglia di adozione per una media di 200 randagi ogni anno. “Non lascio indietro nessuno” dice. E torna alle difficoltà di questi giorni: “Per gli animali che sopravvivono, l’emergenza degli incendi comincia quando si spengono le fiamme. Non hanno più niente da mangiare, vagano disperati per cercare cibo e se cambiano zona finisce che nella nova area diventano troppi e creano problemi”. Quindi al momento la scommessa è scovarli e portargli del cibo. Per farlo, lei e il suo staff (compreso suo marito che è veterinario anche lui e si chiama Paolo Briguglio) hanno coinvolto chi conosce il territorio, cioè cacciatori, fungaioli, allevatori, boscaioli.

CACCIATORI, AIUTATE PURE

“A qualcuno non piace che i cacciatori ci dian una mano”, racconta, “ma non mi importa, per me la priorità è aiutare gli animali. Abbiamo una onlus che non c’entra con la clinica: si chiama Effetto Palla e ha raccolto donazioni per una cifra davvero importante. Così abbiamo comprato granaglie per gli allevatori, li stiamo aiutando a rifare recinzioni. I cacciatori si appostano vicino alle fonti e dai punti da cui prima sparavano, adesso osservano quali animali sono rimasti per lasciargli del cibo, controllano se sono feriti”. Cervi, volpi, cinghiali, conigli, lepri, ricci, ghiri…In clinica c’è una cerbiatta con le zampe carbonizzate. Ogni volta che la guarda la dottoressa Pais sente più forte quel desiderio che ha da sempre: un luogo per accogliere animali irrecuperabile, per “fare qualcosa di bello”, come dice lei, “e chiedere scusa per il male che facciamo noi umani”.

di Giusi Fasano

(Fonte: n. 35 Settimanale F | LA FORZA DELLE DONNE )

31 Agosto 2021