Afghanistan, l’ex marine Farthing è partito con 200 cani e gatti. Ma il suo staff è rimasto a Kabul e infuriano le polemiche

Nonostante il caos e l’incertezza che regna all’aeroporto di Kabul, alla fine, Pen Farthing, l’ex soldato della marina militare britannica e fondatore dell’organizzazione benefica animalista Nowzad, ce l’ha fatta a prendere un aereo e tornare in patria insieme ai suoi circa 200 fra cani e gatti. Si è conclusa dunque col lieto fine, due giorni dopo il devastante attentato terroristico, quella che è stata  chiamata “Operazione Arca”, con evidente riferimento alla famosa arca biblica di Noè. Un’operazione che per giorni è stata accompagnata da un dibattito etico, innescato dalla sua campagna mediatica per riuscire a rientrare dall’Afghanistan: sebbene l’iniziativa abbia suscitato sui social emozione e supporto, supportata da una raccolta fondi che gli ha permesso di affittare un volo charter e da una petizione affinché il governo britannico e quello americano si mobilitassero in suo favore, l’ipotesi di dare priorità agli animali, quando ancora tante persone si trovano in pericolo di vita, ha incontrato non poche critiche. Anche perché il suo staff e le loro famiglie, circa 70 persone, non hanno avuto il permesso di potersi imbarcare.

L’«operazione Arca» è stata dunque estremamente complessa. Farthing ha avuto il via libera a rientrare con gli animali mercoledì scorso, dopo aver accusato il ministro della difesa britannico, Ben Wallace, di ostacolarne il processo. Il ministro aveva effettivamente espresso contrarietà a riguardo, lamentandosi del fatto che aiutare gli animali di Farthing significava impiegare risorse altrimenti destinate a portare a casa chi rischiava di essere perseguitato. A un certo punto però la pressione mediatica è stata tale che il ministro ha dovuto twittare: «Se arriverà con i suoi animali, troveremo uno slot di partenza per il suo aereo». Ma proprio raggiungere l’aeroporto è stata l’odissea che ha tenuto col fiato sospeso il Paese. Si è trattato di un’operazione così difficile da costringere Farthing a contattare direttamente i talebani, giovedì mattina, via Twitter, dopo più di 10 ore di attesa fuori dall’aeroporto di Kabul. «Abbiamo un aereo che ci aspetta, potete facilitare il passaggio in sicurezza del nostro convoglio?», aveva scritto in un accorato messaggio a Suhail Shaheen, il portavoce dei talebani. E aveva pure cercato di blandirli: «Provate che l’Emirato Islamico dell’Afghanistan è veramente cambiato».

Subito dopo però la situazione è degenerata. Il suo appello è caduto completamente nel vuoto quando le due terribili deflagrazioni di matrice terroristica hanno spezzato le vite di chi si trovava nei paraggi. Lo stesso convoglio di Farthing è stato raggiunto da proiettili ed è stato costretto ad allontanarsi velocemente dalla zona.

Le ultime quarantotto ore sono state concitate. Ieri mattina è giunta la notizia finalmente la notizia che Farthing è riuscito a imbarcarsi con gli animali. Il suo staff purtroppo non ce l’ha fatta e sono stati proprio i componenti del suo gruppo a spingerlo ad accettare quella soluzione: «Vai, devi andare. Se rimani qui saresti in pericolo, un ex soldato britannico come te qui rischia di essere ucciso. Vai e cerca di portare più animali che puoi con te» è stato il drammatico invito fatto a Farthing dai suoi collaboratori.

Sui social c’è chi esulta e chi è indignato. Il capo del Comitato per gli Affari Esteri ha dichiarato: «Abbiamo usato parecchio personale militare per riportare 200 cani e gatti, mentre la famiglia dell’interprete sarà ;probabilmente uccisa». Parole agghiaccianti che infiammano ulteriormente un dibattito che difficilmente si spegnerà. Qualcuno ha twittato con rabbia: «E’ la prima volta che la vita di una persona di colore vale meno di un cane».

di Fulvio Cerutti

29 Agosto 2021

(Fonte LA STAMPA | LaZampa.it)